SOMMA LOMBARDO Famiglie morose, ma l’amministrazione comunale non metterà a pane e acqua i bambini che pranzano in mensa. Nell’incontro di settimana scorsa in sala polivalente, l’assessore alla Pubblica Istruzione Renato Leoni ha fatto presente alla platea di genitori (una cinquantina forse, non di più) il problema dei buoni pasto non pagati. Al 12 agosto, secondo i conti della SPeS (la società Patrimoniale del Comune a cui era affidato il servizio mensa, ora ripassato in capo all’ente locale), mancavano 50 mila euro. Un “rosso” in parte fisiologico, dettato da dimenticanze di pochi centesimi o pochi euro, ma per certi versi dimostrato da insolvenze pesanti: come per esempio, gli 820 euro che una famiglia deve ancora pagare per i pasti già consumati dal proprio pargolo in una delle scuole sommesi. E non sembrerebbe trattarsi di un “caso sociale”. Anzi, la famiglia più morosa di Somma avrebbe una fascia Isee 10, la più alta, quella di chi non ha problemi di denaro, a meno che i genitori si siano dimenticati di ripresentare la documentazione (da consegnare tutti gli anni in Comune) per dimostrare redditi bassi e dunque poter chiedere uno sconto sul buono pasto. «In ogni caso, dovremo intervenire», rende noto Leoni. «Abbiamo chiesto alla SPeS la situazione dello scorso anno scolastico e anche di quello precedente. Conti e crediti del periodo di gestione SPeS della mensa, con un elenco delle persone a cui è stata inviata
una o più lettere di sollecito per il pagamento. Ci confronteremo con i servizi sociali per individuare i casi a loro già noti che potranno semmai pagare a rate. Inviteremo gli insolventi a presentarsi in Comune e chi è in grado di pagare, dovrà farlo, altrimenti interverremo attraverso il recupero crediti coatto». In ogni caso, l’assessore non adotterà la soluzione di escludere dalla mensa alcun bambino. Né di dar loro un pasto alternativo” come sta succedendo a Cesate ad esempio (Comune a una ventina di chilometri da Milano di circa 14 mila abitanti) dove la giunta Pd-Idv ha adottato la soluzione di pane, formaggio e succo di frutta per una trentina di bambini di una scuola elementare i cui genitori risultato insolventi. Non mancano anche altri precedenti: nel 2010 a Legnano, l’amministrazione di centrodestra che ha fornito solo pane e frutta a chi non pagava il buono pasto e ad Adrio, la giunta leghista ha addirittura negato la mensa ai figli dei morosi. «Non trovo giusto che siano i bambini a pagare, non sono loro i responsabili», commenta l’assessore Leoni. «E non mi va di creare il “ghetto” dei figli degli insolventi, ma vogliamo recuperare i crediti anche in maniera coatta perché si tratta di soldi pubblici e chi non paga danneggia anche gli altri». Si va da debiti di 150-200 euro fino agli 820 euro per un totale di 522 quote-pasto non in regola.
Alessandra Pedroni
e.besoli
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