GALLARATE La Cgil riempie piazza Libertà a suon di musica e bandiere rosse che inneggiano al lavoro. Gallarate si fa terra di protesta, simbolo di un territorio che non ce la fa più e vuole ripartire. «Riprendiamoci il lavoro» tuona Stefano Landini della segreteria regionale della Cgil dal palco. «Siamo qui perché Gallarate è uno dei punti forti dell’insediamento industriale di questa provincia, cuore pulsante dell’economia varesina». Ne è certo Franco Stasi, segretario generale della Cgil di Varese: «Gallarate è una delle città più importanti, dove si difendono con i denti i posti di lavoro e dove le aziende però purtroppo chiudono. Qui c’è Malpensa, con tutto quello che significa per il nostro territorio». Lo sciopero generale di quattro ore, indetto dal sindacato di Susanna Camusso a difesa della dignità del lavoro, si concentra, per la provincia, nel presidio di ieri mattina a Gallarate, scelta dai vertici varesini della Camera del Lavoro come città simbolo. Circa un migliaio i lavoratori presenti, in rappresentanza di tutti i settori, pensionati compresi.Rigore, crescita, equità, sono le parole chiave di Landini, «da dosare in modo sapiente», annota. Le critiche al governo Monti non mancano: «Vive più che altro del discredito del suo predecessore e deve ancora mettere in atto ciò che dichiara di voler fare come la riduzione della precarietà». Il tono è da comizio, la voce sempre forte. «Ministro, venga con noi alla
Whirpool a fare frigoriferi per otto ore e poi vedrà, è un po’ diverso che stare dietro a una cattedra». Qui gli applausi scrosciano e si alzano ancora più forti quando il sindacalista inneggia a un operaio al governo. «Basta con le trote e non bastano i grilli parlanti. Se non sapete chi votare, mandate un operaio a rappresentarvi». Il richiamo a una politica «più forte» è dichiarato. Ma nel concreto, c’è la richiesta al governo di «sbloccare il fondo sostenibilità dei Comuni in modo da rimettere in circolo soldi che facciano da volano al nostro territorio. Altro che noia del posto fisso».Stasi punta l’attenzione anche sui quasi tremila esodati della provincia di Varese e parla di proposte, per esempio, di patrimoniale e di riduzione delle forme di precariato: «Ci sono ancora ben 47 tipologie contrattuali». La politica? «Ce n’è molto bisogno, non in funzione elettorale. Serve la politica “alta”, quella che pone il problema del lavoro al centro del nostro Paese». Sul palco si susseguono gli interventi di vari delegati. «Malpensa è un relitto abbandonato? Sono i lavoratori ad essere stati abbandonati», attacca Monica Avanzi (coordinamento Rsu Sea) nel fare la cronistoria di esuberi, casse integrazioni e mobilità di quest’ultimo periodo nelle aziende che lavorano per l’aeroporto. Basterà stare in piazza? «Ha ancora valore, certo», risponde Landini. Secondo gli organizzatori, la partecipazione allo sciopero è stata del 70% circa.
s.bartolini
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