L’ultima a Masnago è sempre una tristezza. Più per quello che mancherà che per quello che si lascia: a queste lande cestistiche le estati di astinenza dal basket giocato, che ormai da diversi anni contemplano anche l’intero mese di maggio, iniziano a pesare e non poco. Cristalliziamola questa tristezza, e fondiamola con l’odore pungente dell’incompiuto: servirà come monito per non accontentarsi mai di una semplice salvezza, perché una gloriosa storia lunga 70 anni conserva un barlume anche nel presente solo nella sopravvivenza di un pizzico di ambizione.
Fissato ciò sulla pietra, a imperitura memoria di chi governa e governerà le sorti della Pallacanestro Varese, l’auspicio è che oggi al PalA2A ci sia spazio solo per gli applausi, da riservare a un gruppo che si è fatto amare nella sua scalata degli Inferi. Le emozioni della stagione, cui rendere onore nel corso dell’ultimo atto, si sono concentrate tutte negli ultimi tre mesi: ciò che è avvenuto prima è da serbare nel libro degli orrori, anche qui – se è possibile – a beneficio dei posteri. Nulla, tuttavia, è stato banale nell’incedere dei Resuscitabili di Attilio Caja: non lo sono stati i risultati, la qualità del basket espresso, la bontà di un lavoro che ha favorito una metamorfosi clamorosa, nè – infine – le qualità morali di un insieme di uomini che hanno saputo lasciare da parte ogni incomprensione o incompatibilità per raggiungere il bene comune.
Applausi. E voglia di vincere, anche se conta poco per una classifica che ai restanti 80 minuti di stagione biancorossa chiederà al massimo un 9° posto (peraltro difficile). Venerdì l’Artiglio (un altro che oggi meriterebbe la standing ovation, insieme al desiderio di cucire il tempo per vederlo all’opera a settembre con una Varese tutta sua) ha sciorinato le sue motivazioni: la dedica a Cavaliero, l’addio al campo di un campione come Massimo Bulleri e il saluto a una squadra che ai prossimi nastri di partenza non sarà composta dagli stessi volti di oggi.
Noi ne aggiungiamo un altro, forse ancora più importante di quelli precedenti: gli avversari. Essere arbitri della disputa salvezza tra Cremona e Pesaro è un sudato privilegio che la Openjobmetis deve esercitare con spietatezza. La Vanoli di coach Lepore non ha mai vinto sotto al Sacro Monte: mandiamola in bianco un’altra volta, poi decideranno i marchigiani (che oggi incontreranno Milano) se concedere a Johnson-Odom e compagni un’altra chance nell’ultima giornata. Dalla bassa Lombardia arriverà una squadra al completo, piuttosto in forma (al netto della paura) e con un buon seguito di tifosi vista la promozione organizzata dalla società (pullman per la trasferta e biglietto a 10 euro). Masnago risponderà con le sue 4000 anime, pronte a consacrare con gioia, divertimento e riconoscenza un passo d’addio che arriva troppo presto.