«Sto respirando la stessa aria del 2004»

Con Lele Bellorini, uno di quelli che c’è sempre stato, per fare uno splendido salto nel passato. «Appena finiva una partita non vedevamo l’ora che arrivasse quella dopo: mi sento ancora così»

In questi giorni è una corsa continua ai biglietti e agli abbonamenti. Perché la Varese calcistica sta vivendo una passione ritrovata, una nuova vita dopo che tutto sembrava esser perso. Ieri a fare l’abbonamento alla Casa del Disco abbiamo incontrato Lele Bellorini, tifoso storico del Varese, che ha vissuto sulla sua pelle gioie e dolori, promozioni e fallimenti, senza mai arretrare un centimetro.

Questo nuovo Varese gli piace, eccome se gli piace. La cosa più importante, in questo momento, è esserci, essere vivi, non essere finiti nel dimenticatoio calcistico: «Abbiamo avuto paura ad un certo punto che il Varese scomparisse, che non riuscisse nemmeno ad iscriversi ad un campionato dilettantistico. Invece ci siamo, perché Varese ha dimostrato ancora una volta che non muore mai. Vedo entusiasmo, gente che riempie gli spalti in una partita di Coppa Italia Eccellenza. Il pubblico ha vissuto la gara in maniera tosta, era coinvolto. Siamo ancora qua».
Ieri Bellorini si è abbonato, ma lunedì era a Besozzo ad acquistare l biglietto per l’esordio in campionato contro il Verbano: «Ero a Parabiago nel 2004, figuratevi se posso mancare questo esordio a Besozzo. Mi sento parte di questo entusiasmo contagioso, che è sostanzialmente stato lasciato in eredità dagli ultimi anni giocati ad alto livello. A Besozzo saremo in tantissimi, tutti orgogliosi di tifare Varese, a testa altissima e senza la coda tra le gambe o senza sentirci umiliati perchè l’anno scorso eravamo in Serie B ed ora in Eccellenza».

Nonostante il salto nel vuoto sia stato difficile, Lele è certo di una cosa: il Varese tornerà in alto: «È vero, è tragico ripartire dall’Eccellenza, ma allo stesso tempo è bello. Non so dire quanto tempo ci vorrà, ma sono certo che il Varese tornerà a giocare in quelle categorie che gli competono. Perché è la storia che ce lo ricorda costantemente. Il Varese torna, sempre. Torneremo in Serie B, dovessero anche volerci altri 25 anni. Però ne sono certo, perché conosco questi colori e so cosa sono in grado di fare». La strada per ora è quella giusta: «Vedo tutti i presupposti per fare bene, la squadra è forte, la società è in mano a gente che ama il Varese e

vuole solo il suo bene, ed il pubblico è felice. Finalmente sento che si torna a parlare solo di calcio e di campo. Mi sembra di rivivere il 2004, appena finisce una partita parte già l’attesa spasmodica per quella successiva. L’unica differenza, e non è poco, è che siamo di più, molti di più. E così come anche undici anni fa, abbiamo fretta di dimostrare al mondo del calcio che ci siamo e che torneremo in fretta. Abbiamo avuto talmente tanta paura di scomparire, che ora siamo più di prima. A metà della scorsa stagione eravamo in Serie B ma l’entusiasmo era meno della metà. Però siamo fatti così, abituati a soffrire, a fallire e a rinascere. Ciclicamente ci caschiamo, ma non moriamo».

Lele non nasconde la sua gratitudine alla nuova società: «Conosco qualche personaggio all’interno del nuovo organigramma, e so che sono persone che amano il Varese. Tutti hanno dimostrato di tenerci parecchio. Soprattutto mi garba molto l’idea del consorzio, che permetterà ai tifosi di fare sentire le propria voce, per evitare che accadano porcherie come quelle a cui abbiamo assistito di recente. Non devono succedere mai più. Mi piace la filosofia di fare un passettino alla volta, tutti assieme. Nessun mecenate, solo l’unione fruttuosa di tanti imprenditori e di tanti tifosi che possono offrire una garanzia se possibile ancora maggiore. E come detto, non solo a livello economico. Credo sia una grande idea per crescere assieme senza che qualcuno pensi solo ai propri interessi a scapito di quelli del Varese».