Denunciato dall’Arma Ma lui era già morto

VARESE Dopo oltre cinque mesi di attesa, il gip Elena Ceriotti ha fissato l’udienza preliminare che vedrà alla sbarra i due medici accusati di aver provocato la morte di Giuseppe Uva. La seduta è stata fissata per il prossimo 9 giugno. Sara Arduini, il sostituto procuratore titolare dell’indagine, aveva chiesto la fissazione dell’udienza il 13 ottobre 2009: se ne discuterà, insomma, quasi otto mesi dopo l’istanza.
Quasi certamente non sarà più Elena Ceriotti, che nel frattempo ha ottenuto il trasferimento al tribunale di Verbania,

a occuparsi della vicenda. Probabilmente a prendersi il caso in carico sarà Cristina Marzagalli, il gip chiamato da Busto Arsizio a sostituire proprio la Ceriotti. Ma il passaggio della consegna non è automatico.
I due medici (uno del pronto soccorso, l’altro del reparto psichiatria) sono accusati di omicidio colposo per aver somministrato al 43enne Giuseppe Uva un trattamento sanitario obbligatorio errato. L’artigiano spirò all’ospedale di Circolo alle 10.30 del 14 giugno per insufficienza respiratoria ed edema polmonare. Gianfranco Orelli e Renato Piccinelli sono gli avvocati che assistono i due medici: ed entrambi anticipano che in aula sosterranno la piena innocenza dei loro assistiti.
La situazione è in piena evoluzione. Secondo i familiari, prima di finire in ospedale Giuseppe Uva sarebbe infatti stato massacrato di botte all’interno della caserma dei carabinieri. Le percosse potrebbero avere provocato un’embolia gassosa che avrebbe debilitato il fisico di Uva fino a renderlo incapace di sopportare i farmaci del Tso. Fabio Anselmo, l’avvocato che patrocina una delle sorelle Uva (Lucia), è convinto che il 43enne abbia subito numerose sevizie. Se la circostanza venisse confermata, i militari che si accanirono (a detta dei familiari) su Uva potrebbero essere accusati di omicidio preterintenzionale. E, di riflesso, la posizione dei medici verrebbe alquanto alleggerita.
Quello che è certo, è che la morte di Giuseppe Uva è avvolta da un fitto mistero. Ogni giorno emergono particolari che, se non si stesse parlando di un uomo spirato ancora giovane, apparirebbero a dir poco grotteschi. In data 15 giugno 2008 i due carabinieri che bloccarono Uva e l’amico Alberto Biggiogero in piazza Madonnina del Prato stesero una comunicazione di reato indirizzata alla procura della Repubblica. Nel documento, Uva viene accusato di «disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone». Peccato che il 15 giugno l’uomo fosse già deceduto: in pratica venne denunciata una persona già morta. Più che un tentativo di depistaggio, a prima vista la topica appare come l’ennesima anomalia di un caso costellato da enigmi.

s.bartolini

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