Manuela, una morte assurda “Ancora non ci crediamo”

VARESE «Non lasciateci soli». È l’appello di Loredana Varallo all’indomani della tragedia che le ha strappato la figlia Manuela D’Alessandro di 25 anni, che ha perso la vita sulla Sp1 mentre rincasava da un Capodanno trascorso con gli amici, in un’abitazione a Castiglione Olona. Anche se tutti i pensieri e le lacrime sono per la figlia, la mamma trova la forza di lasciare un messaggio, nella speranza che qualcuno la aiuti a superare se non il dolore,

almeno le difficoltà economiche. «Sono distrutta dal dolore, ma devo pensare anche ai miei altri due figli – dice – Mi rivolgo in primo luogo alle istituzioni affinché ci stiano vicini. Ho bisogno di un lavoro diverso dall’attuale ma, con la crisi che c’è, non riesco a trovare niente. Ho un part time di 13 ore alla settimana a Maccagno e con quello devo mantenere la casa e i miei figli. Avevo provato a richiedere un alloggio di edilizia convenzionata, ma non ho mai ricevuto una risposta. Spero che qualcuno legga questo appello e mi dia una mano». Il piccolo paese di Voltorre si è stretto intorno a quella famiglia straziata dal dolore. Adulti, giovani, ragazzini, i parenti della Sicilia. C’è anche chi porta un fiore, dicendo «da parte di Manuela». In lutto anche il centro commerciale di Cocquio Trevisago, al cui interno c’è il negozio Daily Moda in cui lavorava Manuela. Ieri era chiuso, come annunciato da un cartello scritto prima delle vacanze: «Si apre lunedì pomeriggio alle 14.30. Buon anno a tutte».
«Manuela era una ragazza speciale – racconta Maria D’Alessandro, la zia che insieme a Manuela mandava avanti quel negozio di moda – Era davvero disponibile. Una persona onesta, come ce ne sono poche. Era un supporto per il papà e riusciva sempre a portare la pace a casa, nonostante i genitori non vivessero più insieme. In tutte le difficoltà, lei combatteva sempre per la famiglia».
Solo 15 giorni fa si era fatta tatuare dietro al collo le lettere «V-L-M» che sono le iniziali dei nomi di tutti i suoi familiari. «V» come la sorella Valentina e il papà Vincenzo (che ieri era così distrutto dal dolore da non riuscire a parlare), «L» come il fratello Luca e la mamma Loredana, «M» come la nonna Marisa e la zia Maria.
Avere il negozio in società con la zia, per Manuela, era stato l’avverarsi di un sogno. «Lavorava con tanto amore – continua Maria D’Alessandro – Aveva un senso del fare e tanta voglia di sentirsi utile. Aveva la passione per la moda e diceva che le sarebbe piaciuto iscriversi all’università. Per il momento studiava per conto suo perché era molto ambiziosa. Era in negozio da solo un anno, ma sceglieva i modelli, andava a prendere gli abiti a Milano, era molto presente. Tutti facevamo riferimento a lei. Adesso penso che era un angelo e noi non lo sapevamo. Senza di lei è come se venisse a mancare il sole».
Il ricordo dello zio Arnaldo Varallo corre alle vacanze a Diano Marina, alle loro lunghe nuotate. «Ricordo di quella volta che mi diceva “zio ti sta inseguendo una cosa gialla”. Era il mio costume da bagno che si era gonfiato. Quanto ridere che ci siamo fatti insieme».
Manuela l’estate scorsa aveva lavorato come animatrice al Mabò di Buguggiate. Nelle serate dedicate al latino americano, l’orario di lavoro iniziava alle 23 e finiva alle 3 di notte. «Anche quando le facevano male i piedi per il troppo ballare aveva sempre il sorriso sulle labbra – raccontano i titolari del locale – Ballava con tutti, sia con chi era capace sia con chi non lo era. Con i giovani e con i più anziani. Per tutti aveva la stessa energia». Gli amici delle scuole di ballo e quelli del Mabò stanno pensando di fare qualcosa per ricordarla, magari una targa da portare al funerale.
Adriana Morlacchi

s.bartolini

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