I frontalieri ancora in coda: «Servono più mezzi pubblici»

Un’altra giornata nera ai valichi. L’appello del sindaco di Clivio: «Rilanciare i trasporti congiunti»

CLIVIO – Sono passati tre giorni dalla chiusura al traffico nel centro storico di Ligornetto, frazione elvetica vicino a Mendrisio. L’ormai ormai ex snodo fondamentale per il traffico frontaliero da lunedì è off limits alle auto dei frontalieri varesini nelle ore di punta con il conseguente aumento degli ingorghi sulle strade vicine. Anche la seconda mattinata di viabilità ha registrato pesanti ripercussioni sulla mobilità cantonale attorno al centro vietato alle auto, con conseguenti disagi per gli automobilisti varesini diretti sul posto di lavoro.

Il martedì di chiusura dalle 5 di mattina alle 8, ha riproposto le scene del giorno prima amplificate con lunghe colonne di auto che appena dentro la Svizzera; oltre il valico di San Pietro erano ferme decine e decine di auto, la maggior parte a targa italiana. Ingorghi anche al Gaggiolo principale valico varesino battuto dai tir.
«Anche oggi abbiamo notato la grande onda di traffico oltre dogana formata dai nostri frontalieri – conferma , sindaco di Clivio – Si sono visite tantissime luci di auto ferme sul confine, ben visibili da alcune finestre, sia all’andata che al ritorno. Lunghe colonne si sono formate lungo i principali accessi doganali: ho sentito anche di litigi in strada e insofferenza diffusa».

Petrillo prosegue: «Sulle nostre strade, in Valceresio, è andato tutto tranquillo, ma la situazione è preoccupante e al secondo giorno penso definitiva. Da settimana prossima inoltre si aggiungerà anche il traffico delle scuole oggi chiuse. Credo che la criticità della situazione non sia stata totalmente prevista oltre confine e il centro di Ligornetto resterà vietato al transito per un anno». La chiusura avutasi dopo la sentenza del Consiglio di Stato ha volutamente scadenza temporale di 12 mesi;

ma un anno è lungo e la situazione delle strade in prossimità delle dogane dell’est Valceresio non potrà continuare così.
«Spero che si trovi in fretta un rimedio per i nostri lavoratori, non abbiamo voce in capitolo –dice Petrillo- Ma sono oggettive e visibili oggi le difficoltà arrivate con questa scelta di chiudere Ligornetto». Il sindaco rilancia una proposta che porrebbe forse rimedio agli incolonnamenti maggiorati in questi giorni: «Cinquant’anni fa c’era un autobus di linea trasfrontaliero, portava i lavoratori italiani nelle fabbriche oltreconfine, perché non istituirlo anche oggi? –rivolgendosi anche ai suoi colleghi svizzeri- Ci sono stati progetti interessanti di volta in volta abbandonati, se ne è parlato in diverse sedi ma non si è mai fatto. Sarebbe una soluzione in attesa della ferrovia l’Arcisate – Stabio. Più mezzi pubblici potrebbero significare anche un risparmio per chi lavora in Svizzera che, oltre alle spese di benzina, spesso paga anche il parcheggio. Rinnoviamo l’invito a ripensare a questa linea di trasporto congiunto che salverebbe i nostri così come le strade cantonali e i residenti elvetici».