La conquista della Lombardia passa dalla Città Giardino

Il Pd punta dritto su Varese. E mette nel mirino anche la presidenza di Anci Lombardia del varesino .

«Il prossimo obiettivo in Lombardia è conquistare Varese» ammette , esponente di primo piano del vertice renziano del partito. Il 2016 sarà la volta buona?

Dopo il “cappotto” nei ballottaggi, in cui il Pd ha strappato al centrodestra tre capoluoghi di provincia su tre in Lombardia, arrivando così a detenerne ben dieci su dodici, l’assalto al fortino di e Attilio Fontana è iniziato.

Lavorando ai fianchi la Lega Nord, che da Varese è partita e che ha sempre tenuto stretto il sindaco di Varese, come se la città fosse un simbolo da salvaguardare. Ora però, con un varesino come al vertice del Pd lombardo, l’obiettivo di scalzare il Carroccio dopo più di un ventennio alla guida della Città Giardino diventa strategico.

Lo ha ammesso lo stesso vicesegretario nazionale nelle interviste rilasciate dopo il voto di domenica. Lo ribadisce Simona Bonafè, la più votata in assoluto alle elezioni europee, che pur essendo ormai fiorentina, è varesina d’origine e con la sua provincia mantiene strette relazioni, tanto da essere stata eletta alla Camera in questa circoscrizione (oltretutto mira già a fare della tutela del made in Italy una sua battaglia, come già la nostra ). «Il Nord è tornato a guardare a sinistra e il Pd ha ripreso o strappato al centrodestra dopo tanti anni città importanti come Bergamo, Pavia e Cremona – sottolinea Bonafè – ora c’è Varese che rimane un baluardo soprattutto per la Lega, ma in questo momento ci sono le condizioni per far sì che con la prossima campagna elettorale anche Varese possa cambiare verso».

Insomma, la Città Giardino diventa a pieno titolo il prossimo obiettivo per la Lombardia, anche perché andrà al voto insieme a Milano, nel 2016: «Anche a Varese ci sono tutti i segnali per una svolta vera, che possa portare il Pd e il centrosinistra a governare la città».

Non è solo l’effetto-Renzi, come continua a ripetere Alessandro Alfieri, citando le sconfitte eclatanti di Padova, Livorno e Perugia come esempi del fatto che non basta Renzi per vincere a mani basse ovunque. «Credo che l’esperienza della scorsa tornata amministrativa, con una lista civica dal basso espressione della società civile, sia la strada da percorrere anche nel 2016 – sottolinea, deputato Pd che ha vissuto in prima persona l’esperienza vincente di Gallarate – il partito non è autosufficiente, ma una città si amministra bene coinvolgendo le forze vive. Sia le vittorie che le sconfitte di questa tornata amministrativa lo dimostrano».

La strategia per «puntare al cuore dell’impero forza-leghista», come sottolinea il segretario Alfieri, che in realtà guarda già alle regionali del 2018, è già segnata.

Inizia con il logoramento, lavorando ai fianchi il governatore (varesino) Roberto Maroni in Regione Lombardia, forzandolo a strappare con gli alleati e a mettere in campo quella «discontinuità» che potrebbe metterlo in difficoltà nei confronti di Forza Italia e Ncd.

Prosegue mirando ad un altro mini-baluardo del potere leghista, la presidenza dell’Anci Lombardia, che è considerata il simbolo del Carroccio che vince nei Comuni e che oggi non a caso è in mano a Fontana, uomo vicinissimo a Maroni.

«La presidenza Fontana è in scadenza di mandato, è la fine di un’epoca – sottolinea Alfieri – è naturale che ora tocchi al Pd, visto che il quadro delle ultime amministrative ci consegna una larga maggioranza nei grandi Comuni lombardi».

A quel punto, lo scacco matto saranno le amministrative del 2016: lì il Pd, è facile immaginarlo, farà di tutto per strappare la roccaforte Varese al centrodestra. La sfida è cominciata.

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