Ottobre di sangue 70 anni dopo Varese non dimentica

Si è tenuta ieri la manifestazione in memoria dell’Ottobre di sangue varesino, arrivato a settant’anni, in ricordo del 1944, quando per la prima volta differenti gruppi in lotta per la resistenza hanno cooperato, vedendo cadere per la Patria 16 combattenti.

Iniziata con la marcia che ha visto esibirsi la banda di Capolago, al corteo hanno preso parte i membri dell’Anpi – l’Associazione nazionale partigiani italiani – le forze dell’ordine, la protezione civile, i rappresentanti delle amministrazioni di Varese, Malnate, Bodio Lomnago ed i cittadini. A coordinare la cerimonia è stata , presidente dell’Anpi per la sezione di Varese, che ha introdotto gli interventi del Prefetto , del sindaco e di , della 121esima Brigata Garibaldi, memoria storica degli eventi celebrati. «Non è facile trovare argomenti nuovi per ricordare – ha esordito il Prefetto – ma bisogna esserci e continuare a fare memoria, perché interrompersi è chiudere con dei valori che vanno mantenuti».

Concorde con Zanzi, il primo cittadino ha insistito sui valori che hanno guidato la resistenza in relazione con «questo momento di crisi. È necessario ricordare i valori sommi di libertà e democrazia per superare questo scoramento e ricreare quella coesione sociale. Se i nostri genitori non si arresero allora, noi non possiamo farlo adesso». L’intervento principale della mattinata è stato quello di Angelo Chiesa, che ha voluto «ricordare quello che non è più cronaca ma è storia»,

raccontando ai presenti gli avvenimenti che han portato, nell’ottobre del ’44, alla cooperazione la 121esima Brigata Garibaldi, la 148esima Brigata Matteotti e la formazione autonoma capitanata da Lazzarini e alla morte 16 combattenti per la libertà. «Ci sono ancora oggi sparuti fascisti, abbiamo perso alcuni valori della costituzione ed assistito ad episodi che non possiamo ignorare. Ma la partecipazione alle iniziative di volontariato ed ai sindacati dimostrano che ancora esistono quei valori per cui noi combattemmo. Ogni occasione come questa deve ricordarci di essere sempre cittadini e mai sudditi».

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