Quella betulla diritta e fiera tra Liala, Meneghin e Chiara

Sono un’amazzone» è il grido di battaglia di Carla Tavelli, una donna che ha fatto del coraggio la cifra della sua esistenza, trascorsa per un terzo a lottare contro il tumore.

Radiosa ed energica, l’indimenticata direttrice della libreria Marco di Corso Matteotti, a venti giorni da un secondo intervento al seno è pronta per infilarsi il costume tradizionale della Famiglia Bosina e sfilare per le vie cittadine in occasione della festa di San Vittore.

Definirla bionica è riduttivo. Era il 1978 quando una prima, pesante operazione le cambia radicalmente la vita; ventidue anni fa subisce anche l’asportazione completa dello stomaco, da cui difficilmente si sopravvive. Eppure lei rinasce più dritta e fiera di prima, «come una betulla alla quale abbiano tagliato i rami»: così la definisce Mariarosa Lancini Costantini, che nel 2002 le dedica una delle sue poesie più toccanti.

«Sento di essere molto fortunata e benvoluta da Dio: è la grande fede che mi sorregge. L’ho ereditata da mia madre, che aveva undici figli e ha superato ben due guerre».

I genitori, valtellinesi di origine, si traferiscono a Varese nel ’31: Carla nasce sei anni più tardi e presto dà una mano in casa, avendo otto fratelli maschi a cui badare.

Inizia a lavorare a nove anni, nella trattoria della sorella maggiore: «Era l’unico ristorante di Venegono, c’era tanto da fare. Io accudivo i nipotini e preparavo i caffè ai clienti: poi andavo a scuola». Durante le vacanze scolastiche impara a cucire abiti da uomo nella sartoria Orlandi di via Cavour: è appena finita la guerra.

Continua poi l’apprendistato da una sarta femminile: deve saper gestire le faccende domestiche indispensabili a una giovane donna di casa, fra cui appunto il confezionamento degli abiti.

Ma frequenta anche le commerciali serali, perché sente la svolta lavorativa dietro l’angolo. A quindici anni, nel ’52, si impiega nella cartoleria storica dalla signora Pisan Pellegrini di via Como: lo stesso stabile della pasticceria Zamberletti, oggi radicalmente ristrutturato. Nel ’59 viene assunta da Croci, che in origine si trovava all’angolo di via Como; dopodiché nel ’61 viene chiamata a dirigere la cartoleria della nuova Standa sotto i portici di piazza Monte Grappa.

Nel ’69 Caravati, il padrone della Virca, la vuole per aprire la Stamperia che di via Manzoni, di fianco alla torrefazione “La Brasiliana”: nei cinque anni di conduzione Carla fonderà una seconda Stamperia a Milano, che in seguito affida a una sua collega. Parte poi per Londra e in una full immersion impara l’inglese ex novo. Finalmente nel ’74 il direttore della catena franchising Marco la sceglie per aprire la nuova libreria in corso Matteotti: Carla diventa una delle animatrici culturali della vita varesina.

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