La rabbia dei taxi contro Uber Sciopero a Varese e Malpensa

«A Malpensa l’adesione allo sciopero dei taxi programmato a livello europeo è stata piena: si è fermato il 100% dei taxi in tutti e due i terminal» racconta Massimo Campagnolo, referente dei tassisti di Malpensa.

Qualche disagio c’è stato «ma abbiamo poi indirizzato i clienti verso pullman o verso i treni».

Anche in città lo sciopero si è fatto sentire: «L’adesione è stata piuttosto elevata – aggiunge Stefano Zanvettore, referente per il settore dei taxi della Cna varesina – In forze sono rimasti circa il 15, 20% dei taxi, per garantire il servizio soprattutto agli anziani, disabili, gente che si reca abitualmente in ospedale».

Milano, Londra, Parigi, Berlino: in tutte le città europee ieri i tassisti hanno incrociato le braccia, bloccando strade, stazioni e aeroporti. Uno sciopero per protestare contro Uber, la app americana tanto discussa e contestata , accusata di creare concorrenza sleale perché fornisce la possibilità di creare un servizio di noleggio auto con conducente e perché usa i noleggi come taxi.

«La nostra protesta è contro l’abusivismo e contro Uber – rimarca Zanvettore – perché è un sistema che non rispetta le regole».

Il settore dei taxi convive con quello degli Ncc, ovvero il noleggio con conducente, proprio grazie a regole molto precise, attraverso le quali ciascuno dei due settori ha un proprio spazio di competenza: «I tassisti possono sostare nelle piazze – spiega Zanvettore – possono avvicinarsi ai clienti, essere contattati via radio, ma non possiamo proporci ad esempio alle aziende. Abbiamo tariffari fissi dati dal tassametro. Gli Ncc invece non possono sostare nelle città, hanno tariffe che possono essere contrattate e possono proporsi alle aziende come servizio. Dopo ogni servizio devono però rientrare in rimessa».

Così c’è spazio per entrambi. O meglio c’era, prima che Uber non rimescolasse le carte: «Uber funziona nella pratica come una sorta di evoluzione tecnologica del servizio di radio taxi» spiega Roberto Bernasconi di Cna.

In pratica gli Ncc che lavorano con Uber non rispettano le regole di legge e, di fatto, si trovano a fare i tassisti: «Noi chiediamo semplicemente l’applicazione della legge» spiega Campagnolo. Oppure «che le leggi vengano riviste per tutti» aggiunge Zanvettore.

Perché così le cose proprio non vanno: se poi aggiungiamo la versione Uber pop, la situazione diventa davvero esplosiva. «In pratica Uber pop funziona come una sorta di car pooling strutturato: ogni privato si può mettere a disposizione con la propria auto per offrire un servizio di trasporto».

E qui si apre una polveriera di problemi sottolineati proprio dai tassisti con lo sciopero di ieri: «In caso di incidente grave chi risponde?» chiede Zanvettore, ricordando che i tassisti sono assicurati con massimali doppi se non di più nella responsabilità civile.

E ancora «Stiamo parlando di una concorrenza sleale» aggiunge Campagnolo. «Chi offre questo servizio lo fa poi senza alcun tipo di requisiti, di licenza, di titolo: noi chiediamo semplicemente che venga applicata la legge».

Uber è nata nelle grandi città, funziona moltissimo a Milano, ma qualche aggancio c’è stato anche nella nostra provincia.

In Lombardia infatti c’è una legge che ha previsto la costituzione di un bacino unico tra Milano, Varese e Bergamo per cui tutti i taxi dei comuni di queste provincie possono operare in quest’area.

Milano però conta cinquemila taxi, Varese circa 200 e Bergamo una cinquantina.

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