Fallimento Opengate Il cda finisce alla sbarra

VARESE Sette anni dopo il fallimento della Opengate Spa – la società varesina che prima di crollare vittima della bolla di internet dei primi anni 2000 meravigliò Piazza Affari e ilm mondo intero per le sue strabilianti performance di borsa (prima società ad essere quotata al nuovo mercato) – il tribunale di Varese ha disposto che 9 suoi amministratori debbano comparire in tribunale per rispondere dei reati di bancarotta fraudolenta e bancarotta preferenziale. Tuttavia, rispetto alle iniziali imputazioni formulate dal pm Tiziano Masini, il giudice Cristina Marzagalli ha disposto per alcune di esse, per gli episodi più gravi, il non luogo a procedere. Peraltro, per quanto riguarda il reato di bancarotta preferenziale, incombe la prescrizione.

La vicenda dunque si ridimensiona notevolmente. La società di materiali informatici, con sede legale a Malnate, stupì il mondo della finanza con la sua crescita esponenziale, ma rimase intrappolata nella bolla speculativa della cosiddetta new economy, e cercò di uscirne al prezzo di azioni che appunto la procura di Varese ritiene penalmente rilevanti, con grave danno per gli investitori che sulla sua crescita avevano puntato. Oltre 116 milioni il buco ipotizzato.

Il giudice ha invece prosciolto tutti i quattro membri del collegio sindacale. Il fallimento era stato dichiarato il 10 novembre 2004 dal tribunale di Varese, ma già nell’esercizio 2002, scrive il pm Tiziano Masini – e cioè appena due anni dopo i successi di borsa della controllata e quasi omonima Opengate Group (le cui azioni, del valore nominale di 3 euro, furono collocate sul Nuovo mercato nel 1999 a 34 euro, e in breve schizzarono a oltre 400 euro, salvo poi dissolversi come neve al sole quando l’euforia per la new economy evaporò nel volgere di poche settimane, e con essa la fiducia di tanti risparmiatori) – si era in presenza di uno stato di insolvenza, del quale gli istituti bancari erano pienamente a conoscenza.

Nonostante ciò, le stesse banche chiesero ed ottennero il rientro per quasi 100 milioni di euro. Per quella operazione, avvenuta tra l’ottobre del 2002 e l’agosto del 2003, oltre che per altre simili (tra cui: 239 milioni di euro pagati a fornitori, solo per citare la più corposa, ma anche i 17 milioni e 460mila euro girati alla propria controllata J-Soft Srl, tra luglio 2002 e settembre 2003), era stata avviata l’inchiesta. L’udienza dibattimentale è fissata per il 10 gennaio 2012. Saranno chiamati alla sbarra Claudio Antoniotto, Pietro Pozzobon, Stefano Perboni, Corrado Colli, Marco Preda, Fiorenzo Quarzago, Antonio Lazzari, Umberto Ronzoni. Sono difesi dagli avvocati Fabrizio Busignani, del foro di Varese, Cesare Cicorella, di Busto Arsizio, Romana Perin, di Varese, Jacopo Pensa, di Milano.

Prosciolti da ogni accusa invece i membri del collegio sindacale: Mario Giallonardo, Maurizio Dragoni, Paolo Augusto Monte e Giorgio Alberti, tutti difesi dall’avvocato Cesare Cicorella.

e.marletta

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