Castelli guarda al futuro. «Ora cerchiamo nuovi soci»

Chiacchierata con il presidente del Consorzio biancorosso: «Varese nel Cuore deve scendere al 50%»

Uno sguardo al futuro, ora che sul passato il punto fermo è stato scritto. Per Alberto Castelli, numero uno di Varese nel Cuore, “ieri” significa soprattutto la lunga e laboriosa trattativa che ha portato all’ingresso nella Pallacanestro Varese di Gianfranco Ponti, il più rilevante cambiamento societario negli ultimi sette anni di storia: un’impegno che lo ha coinvolto assiduamente e lo ha costretto al pubblico riserbo per diversi mesi.

“Domani”, invece, è quanto è stato tratteggiato a grandi linee in un’informale chiacchierata con la stampa all’Art Hotel di Varese.

Da dove e come ripartirà il Consorzio? Dalla consapevolezza dell’irripetibilità dello sforzo economico e fattivo richiesto agli oltre cinquanta proprietari («Negli ultimi due anni abbiamo avuto 26 nuovi ingressi e 11 uscite») fin qui: «Nel 2016 e nel 2017 Varese nel Cuore ha garantito un contributo pari grossomodo a 2.800.000 euro – ha spiegato Castelli – Di cui 1,7 milioni solo l’anno scorso (a fronte di un contributo a regime di circa 700-800 mila euro: la differenza certifica almeno parte dell’extra budget ndr). Si è trattato di un fatto eccezionale, non più sostenibile per la nostra realtà. La strada da percorrere ora è chiara: servono nuovi soci per far scendere la partecipazione consortile intorno al 50%».

Una nuova era per chi per sette anni ha garantito da solo la sopravvivenza della creatura cestistica biancorossa, iniziata proprio con l’affaire Ponti (e qui – più che il settore giovanile passato in capo all’imprenditore di Angera – rileva l’opzione a suo favore per il 20% delle quote societarie da esercitare entro il 2019) e intenzionata a proseguire con la ricerca di partner per il momento ancora in mente dei. «Il prodotto pallacanestro non si vende da solo, ma ha bisogno di legami e conoscenze – ha continuato il presidente del Consorzio biancorosso – Coinvolgere nuovi soci avrà un doppio vantaggio: il loro contributo diretto e la possibilità di sfruttare il “passaparola” per attrarre altri investitori».

Il cambiamento deve essere anche culturale: «Varese è Varese? Ormai non ha più senso paragonarsi alla Storia, occorre essere realisti. E impegnarsi a garantire la sopravvivenza con umiltà e senza fare il passo più lungo della gamba. Quest’anno scegliamo di partire con le ali basse, di camminare con quello che abbiamo: non possiamo, per esempio, permetterci di arrivare a un milione di budget per i giocatori (e infatti la base di partenza che si intenderà non sforare è

di poco più di 800 mila euro ndr). I nostri tifosi, tuttavia, hanno mostrato di capire le nostre esigenze e per questo li ringrazio: pur senza nomi altisonanti nella campagna acquisti, stanno dando una risposta in termini di abbonamenti superiore a quella della scorsa stagione. Questo significa che la Pallacanestro ha una grande capacità di aggregazione sociale nella nostra provincia e noi ci sentiamo in dovere di fare in modo che questa passione possa essere portata avanti nel tempo».

Ultimo capitolo della chiacchierata, il palazzetto: «In questi anni ha cambiato faccia: gli spogliatoi, la sala hospitality, le palestre, il negozio del merchandising. E presto arriverà il nuovo cubo, un’operazione importante a beneficio del nostro pubblico: si tratta di un investimento spalmato su più anni, supportato dalla sponsorizzazione di Tigros. Per il momento ci fermeremo qui: altri lavori (gli Sky Box per esempio ndr) sarebbero più dispendiosi e andranno valutati con il tempo».