Raskovic dice sì alla Varese “giovane”. «Credo nel progetto di Ponti»

L’agente in città: nel vivaio arriveranno nuovi prospetti serbi

Il progetto Varese ha convinto Alexander Raskovic, rinomato agente serbo (nella sua scuderia giocatori del calibro di Bogdan Bogdanovic, stella della nazionale balcanica e dei Sacramento Kings) e vice presidente dell’agenzia Wasserman.

Per il settore giovanile biancorosso è pronta una decina di ragazzi serbi, che arriveranno sotto al Sacro Monte – in diverse tranche – a partire dai prossimi giorni e verranno valutati dall’area tecnica: i più meritevoli entreranno a far parte del vivaio della Pallacanestro Varese e ivi proseguiranno nella crescita. Con vantaggi per ambo le parti: per Varese la possibilità di allargare i propri orizzonti e di “farsi” un nuovo nome all’estero, nonché in prospettiva di poter godere dei diritti di formazione (anche economici) di giocatori eventualmente pronti per il campionato italiano o per altri campionati europei, senza sottovalutare l’impatto e lo stimolo positivo di una “contaminazione” sugli atleti autoctoni del settore giovanile; per l’agente soprattutto la chance di dare una “scuola” italiana ai suoi giocatori con potenziali benefici anche sul passaporto degli stessi e quindi un mercato più ampio una volta diventati professionisti.

I nomi dello staff (a partire da quello di Andrea Meneghin), le volontà di investimento di Ponti e l’intenzione di dotare la città di una nuova palestra e di una foresteria (progetto già messo nero su bianco e sul tavolo del Comune, come già anticipato sulle nostre colonne): sono questi gli elementi che hanno convinto Raskovic, che ieri era al PalA2A in compagnia dell’imprenditore di Angera, di coach Dodo Rusconi, di Fabio Colombo e Massimo Ferraiulo: «Quando

Ponti (che è un amico con cui sono entrato in contatto tramite amici comuni) mi ha detto che avrebbe iniziato un nuovo progetto giovanile con Varese ho deciso di conoscere tutti gli aspetti dello stesso, ed è anche per questo che sono qui – ha dichiarato l’agente – Sono molto felice che voglia impegnarsi in una strada di sviluppo che in Italia non esiste dai tempi della Benetton Treviso con la Ghirada e in una città come Varese che ha fatto la storia del basket. Alla pallacanestro italiana serve una “scuola” come quella che ha in mente Gianfranco».

In merito agli accordi tra le parti: «Non la chiamerei una vera partnership, perché un termine del genere si porta dietro il concetto di esclusività: con il mercato aperto, invece, tutti gli agenti dovrebbero poter aver accesso a un’idea come quella di Varese per far crescere i loro giovani, con questo programma e con le persone di esperienza che lo porteranno avanti. Sono molto contento, per esempio, della presenza di Andrea Meneghin tra gli allenatori, per il suo nome, per quello di suo padre e per le qualità che può insegnare ai giovani. E poi uno come lui può dare la possibilità ai ragazzi di identificarsi in una storia e nella pallacanestro italiana. E questa è una cosa fondamentale».

Quindi fiducia in Varese? «Sì, anche se niente verrà costruito dal giorno alla notte. Ci vorrà del tempo, forse anni, ma quello della Pallacanestro Varese è un progetto in cui credo».