Umiltà, lotta e attenzione le armi giuste. Solo così potrà esplodere anche la qualità

Il punto di Emanuele Barbati sulla partita vinta domenica dalla Varesina con il Derthona

Forse la vittoria di domenica se l’aspettavano tutti, perché la Varesina giocava contro una neopromossa e perché in campo, con la nuova maglia giallo fluo, c’erano tanti giocatori di qualità arrivati dopo una campagna acquisti importante; alcuni dei quali conosciuti dal grande pubblico e altri che presto lo saranno. Ma nel calcio non c’è nulla di scontato e questa regola fissa (e immutabile) è stata sottolineata ancora una volta dalla prestazione del Derthona, che al Comunale ha fatto sudare e faticare i padroni di casa come Marco Spilli aveva annunciato prima del match.

Perché i piemontesi hanno fatto il loro gioco, non demordendo e rendendosi più pericolosi della Varesina fino all’intervallo, prima di cedere al gol siglato da Henri Shiba che come già dimostrato nel precampionato fa rima con decisivo; lui entra e, nella maggior parte dei casi, assesta uno o più colpi che stendono l’avversario. Come un pugile che sa aspettare il momento propizio per sferrare un gancio, sa aspettare il suo anche quando parte dalla panchina per delle scelte che l’allenatore è costretto a fare – scelte che potranno cambiare presto se l’attaccante albanese continuerà su questa strada, soprattutto quando troverà la condizione fisica ottimale.

Ma dietro al successo delle fenici c’è altro e questo “altro” non deve essere cercato negli aspetti tecnici o tattici, perché i rossoblù possono e devono migliorare, soprattutto nella manovra offensiva – parsa meno convincente rispetto ai buoni spunti visti durante l’estate – e nel trovarsi più facilmente con i nuovi arrivati. Tutti elementi che verranno sistemati e perfezionati con il tempo, alleato prezioso per cementare la testa e il cuore messi in campo domenica. Qualità interiori che formano quello spirito da Varesina che ha portato i giocatori a resistere nei momenti di massima spinta del Derthona, per poi punirlo quando c’è stata la possibilità. Perché la Varesina dopo la strigliata successiva al match di Coppa perso contro la Bustese ha capito che per centrare i propri obbiettivi deve essere come la squadra che si è salvata nel primo anno di Serie D. Ed è anche per questo che contro i piemontesi, alla fine, ha vinto. Perché nonostante i nomi e la qualità della rosa, la Varesina è stata coerente con quello che si è imposta: essere umile, lottatrice e attenta. La strada è tracciata, ora è necessario continuare a percorrerla.