Berlusconi e la ‘guerra civile’ con le toghe: Pm Milano cancro

Olbia, 8 mag. (TMNews) – Le amministrative saranno pure un test politico che, in caso di vittoria, potrebbe tenere in piedi il governo “per altri due anni”. Ma alla fine, è sempre sui giudici che Silvio Berlusconi va a cadere. Ed è l’epilogo inevitabile anche del comizio che il premier ha tenuto nel pomeriggio a Olbia a sostegno del candidato sindaco del Pdl, Settimo Nizzi. Tanto più nel giorno in cui sia il capo dello Stato Giorgio Napolitano che il presidente della Camera, Gianfranco Fini, hanno difeso i giudici e alla vigilia di una nuova udienza in tribunale per il caso Mills. In Italia – ha attaccato Berlusconi – c’è una “guerra civile” che si basa su “insulti e calunnie di cui veniamo fatti oggetto” e questo “è terrificante” così come “l’uso del diritto contro colui che la sinistra considera il suo nemico politico”.

Il Cavaliere è sembrato poi fare una leggera correzione rispetto a ieri quando aveva parlato della magistratura come “cancro da estirpare”, ma giusto per precisare che il cancro sono soltanto i pm di Milano e non i giudici visto che poi “le accuse che mi vengono rivolte dai pm non hanno mai trovato rispondenza”.

Berlusconi un po’ ha ironizzato e un po’ ha affondato il colpo anche quando ha accennato al processo Mills. Il Cavaliere ha esordito dicendo che domani “per divertimento” andrà in tribunale, ma poi ha incalzato definendo “umiliante” il fatto che un premier sia costretto a trascorrere le sue giornate in udienza invece che al lavoro.

Senza mai fare cenno all’intervento di Napolitano, il premier ha poi difeso la recente infornata di sottosegretari e anche il futuro allargamento che ha in mente. “Non vedo che scandalo ci sia – ha sottolineato – nell’aumentare di 10-15 sottosegretari i componenti del governo”. E questo mentre invece ha ribadito la necessità di dimezzare il numero di deputati e senatori che – a suo giudizio – stanno in Parlamento soltanto ad “alienarsi e fare gossip”.

Anche a Olbia Berlusconi ha rilanciato le tre riforme che intende portare a termine: quella della giustizia (ovviamente), quella del fisco e quella dell’architettura istituzionale, e questo perché – ha ripetuto Berlusconi per l’ennesima volta – il presidente del Consiglio “non ha nessun potere” e ogni volta che si fa una legge c’è “il presidente della Repubblica che corregge questo e quello” e poi la Consulta “di sinistra” che è pronta ad abrogarla se non piace ai pm.

Bac

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