Aveva gettato la bimba nel water. Condanna lieve per la mamma di Busto

La sentenza - Decadute le accuse più pesanti, riconosciuto l’omicidio colposo

– È stata condannata a 3 anni e 8 mesi di reclusione la giovane mamma albanese di 23 anni di Busto Arsizio accusata di aver gettato nel water il neonato partorito il 25 aprile del 2014. Una vicenda molto dolorosa nella quale è rimasto coinvolto anche il marito di 25 anni: il coniuge, invece, è stato assolto da ogni accusa.

La giovane mamma deve invece rispondere di omicidio colposo e di procurato aborto, ma sono decadute le accuse più pesanti formulate in sede di requisitoria dalla Procura di Busto Arsizio, rappresentata dal Pm Francesca Parola. La Procura, infatti, aveva chiesto 16 anni di reclusione accusando la donna di omicidio volontario con l’aggravante della crudeltà.
Il tribunale di Busto Arsizio non ha accolto la richiesta avanzata dalla Procura, non assecondando la tesi portata avanti dalla pubblica accusa.

Da ieri la giovane, residente nel quartiere di Busto della Beata Giuliana è a tutti gli effetti libera: sono decaduti, infatti, anche i termini della custodia cautelare.
Dopo che la sentenza del tribunale ha derubricato il reato, la donna, che si trovava agli arresti domiciliari, dopo aver trascorso del tempo in carcere, non ha più alcun vincolo di ristrettezze della propria libertà. I due coniugi sono stati assistiti dagli avvocati Michela Raimondi e Antonio Battaglia. «Ci dobbiamo complimentare con il giudice – dice l’avvocato Battaglia – che ha saputo prendere le distanze dalle contaminazioni che il processo subiva. Abbiamo apprezzato l’equilibrio. Stiamo parlando di due giovani disorientati, smarriti».
L’avvocato non si è lanciato in giudizi: «La ricerca delle cause dell’evento – insiste Battaglia – è stata molto difficile anche per gli specialisti della materia, tanto che erano affiorate vedute conflittuali. Il sospetto che fosse annegata la neonata è stato scongiurata dal fatto che non c’era acqua nei polmoni. C’è stato conflitto tra perito e consulenti, ma tutte le figure che sono state coinvolte erano di primissimo piano. Abbiamo apprezzato l’equilibrio del giudice e ritengo che non ci sia da intrattenersi più di tanto in futuro sulla vicenda: dipenderà anche dalle scelte che farà il Pm».

La Procura potrebbe impugnare la sentenza facendo ricorso, mentre l’avvocato per il momento non si è sbilanciato, propendendo per una posizione di attesa.
«Possiamo dire – aggiunge il legale – che si tratta di una vicenda riportata entro confini più equilibrati. Non ci pare che esista una verità che vada oltre ogni ragionevole dubbio. Ora sono stati revocati gli arresti domiciliari: la ragazza potrà continuare a stare accanto al proprio bambino ed è il suo pensiero fin dal primo istante. E’ una vicenda che l’ha molto disorientata, ma adesso quello che per lei conta di più e stare vicino al figlio».