Un flashmob contro la rotonda: «Per i tigli e anche per i residenti»

Legambiente urla il suo no: «Imposta come la Tav»

– Legambiente scende in strada per dire “No” alla rotonda sul viale: «Imposta come se fosse la Tav Torino-Lione per un normale supermercato di città. Solo una testardaggine priva di senso impedisce di elaborare soluzioni alternative». Così il presidente del circolo cittadino di Legambiente ribadisce la sua contrarietà all’opera all’incrocio tra viale Duca d’Aosta e via Mameli, prevista nell’ambito del progetto di realizzazione della Coop di via Pisacane.

Ieri ad esternare la loro preoccupazioni, non solo per i tigli che verranno abbattuti ma anche per l’impatto che la “rotonda sul viale” avrà sulla circolazione stradale e pedonale della zona, si sono ritrovati davanti all’ex Calzaturificio Borri militanti ambientalisti ma anche residenti: «Loro, in particolare, sono spaventati dal progetto della rotatoria, perché intuiscono che lì non ci sta, perché ha un diametro di ben nove metri inferiore a quella di viale Boccaccio/via Alfieri, e che avrà effetti devastanti, peggiorando la situazione» spiega Barcucci.

«Quell’incrocio – continua il presidente di Legambiente- è uno snodo nevralgico per i flussi di traffico, ma soprattutto è attraversato ogni giorno da centinaia di studenti che dalla stazione vanno ai licei del centro città, e si sa che le rotatorie sono “nemiche” soprattutto dei pedoni».

Il presidente di Legambiente è convinto che con qualche aggiustamento (ad esempio, invertendo il senso di via Galilei e via Candiani e introducendo in quest’ultima il doppio senso dal controviale e non più con uscita direttamente sul viale) la viabilità troverà una sua convivenza con la nuova struttura Coop.

Anche il Pd scende in campo, ma con gli atti di consiglio comunale. Già domani, annuncia il consigliere , dovrebbe essere depositata una proposta di delibera con cui il gruppo “dem” chiederà «di stralciare» dal progetto di recupero dell’ex Borri, che il privato deve finanziare come oneri urbanistici, la parte relativa alla rimozione dell’eternit, in modo tale da poter «mettere subito a disposizione i soldi per avviare la bonifica eternit sbriciolato» dei tetti dei capannoni dismessi dell’area.