Tigli, battaglia senza vincitori a Samarate. E parte il taglio degli alberi

Dibattiti e veleni - iniziato l’abbattimento delle piante di San Macario. Con buona pace del comitato

È iniziato nelle ultime ore il taglio degli ormai famosissimi tigli di Samarate. Dovrebbe chiudersi così l’ultimo capitolo di una vicenda che a Samarate si è trascinata per mesi, tanto da regalare alle piante ormai in odore di taglio il titolo di più discusse d’Italia. Vicenda che ha creato anche mille polemiche, discussioni, clamorose proteste, fino ai sit-in davanti alle istituzioni romane e addirittura scioperi della fame.
Alla fine forse non ha vinto nessuno visto il clima avvelenato che si è

diffuso in città. I tigli di San Macario hanno rappresentato un oggetto di grande scontro, fin dal primo momento, da quando cioè in nome di una riqualificazione urbanistica si è reso necessario il taglio delle piante. Sulla vicenda è intervenuto l’ex consigliere Eliseo Sanfelice che ha espresso rammarico per quello che è stato l’epilogo della faccenda. Ma nella sue parole emerge anche un certo equilibrio. «Alla fine – ha sottolineato l’ex consigliere comunale – non è assolutamente vero che la politica si è impossessata del comitato. In fin dei conti hanno perso i tigli. Non ha avuto ragione nessuno. Personalmente li avrei salvati tutti. Il rammarico c’è, ma c’è anche la consapevolezza che bisognava arrivare a una conclusione e che in fin dei conti il comitato ha fatto tutto il possibile per salvare le piante. C’era un parere della Sovrintendenza che doveva essere rispettato. Alla fine abbiamo salvato comunque alcune piante: c’è il rammarico per non averne salvate di più, ma più di così non si poteva fare. A Roma è successa la stessa cosa per le Olimpiadi: chi governa decide. Poi c’è un diritto dei cittadini di fare tutto il possibile per far sentire la propria voce, ma nella legittimità. Il comitato non era politicizzato».
La vicenda dei tigli ha tenuto banco in città per tantissimo tempo, tanto da coinvolgere la comunità samaratese anche con una petizione a cui hanno aderito in poco tempo oltre 1.300 cittadini. Il comitato si è mosso anche sul piano istituzionale sollecitando un parere della sovrintendenza. Una delle persone più combattive del comitato ha anche raggiunto Roma e negli ultimi giorni ha fatto lo sciopero della fame mettendo a rischio la propria incolumità tanto da essere ricoverata in ospedale.