Il Festival si è rivelato uno spettacolo degradato per la deprimente performance dei presentatori, l’edonistica e puerile esibizione dei nudi delle “vallette”; le canzoni, un quasi ingombrante optional di coreografia ai vari personaggi; l’eroe del nulla Adriano Celentano. Sprezzante di tutto e di tutti. Ormai è obsoleto. Siccome non se ne è ancora reso conto, diciamoglielo. Infine: la pochezza della dirigenza Rai, che ha consentito a questo personaggio di profondersi in insulti, offese ed esternazioni contro tutti. Questa sarebbe l’immagine dell’Italia nel mondo? Ecco perché siamo così “ben” considerati. E noi paghiamo fior di canone per mantenere questa gente?
Ester Milani
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L’ultima deludente pagina del Festival è stata la reazione ai fischi che han beccato Celentano e Morandi. La reazione degl’interessati: sorpresi, indispettiti, sospettosi. Morandi ha subito teorizzato il complotto. Non gli è passato per la testa che, quando Celentano – sino a quel momento applaudito – ha ripreso la tiritera su Famiglia e Cristiana e Avvenire, gli spettatori potessero averne gonfia la bisaccia e si sentissero autorizzati a gridare di piantarla con le sciocchezze.
Un artista può essere apprezzato o no: perché meravigliarsi dell’atteggiamento del pubblico se è di segno avverso, e non meravigliarsene quand’è di segno favorevole? Quale sacra aura di protezione dall’insofferenza popolare dovrebbe circonfondere chi ingrassa in virtù del consenso analogamente popolare? Quest’epilogo d’assoluta mediocrità è stata la conferma di scelte fallimentari da parte della Rai; dell’inadeguatezza d’un bravo cantante a fare il presentatore; dell’incapacità d’un altro bravo cantante a essere un guru politico. Riassumendo: abbiamo assistito, basiti, a un festival dell’improvvisazione. Una carovana di strapagati professionisti (strapagati con i soldi degl’italiani) che hanno inscenato il peggior dilettantismo: un segnale opposto a quello che sta cercando di dare il governo del Paese.
Max Lodi
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