– L’udienza si apre con il primo testimone dell’accusa, , assistente capo del Commissariato di Busto Arsizio all’epoca delle indagini. Che racconta delle informazioni di una «fonte confidenziale» che il 7 maggio 2009 riferiva di «attenzioni morbose da parte di una suora nei confronti di », la giovane che si toglierà la vita il 21 giugno 2011. Poche settimane dopo la soffiata, Eva viene sentita in Commissariato e, rivela l’assistente capo, «si dice non intenzionata a procedere» contro la suora.
Poco più di un anno dopo, pochi giorni dopo l’audizione della superiora di suor Farè, la stessa giovane si presenta in Commissariato «nervosa, con lo sguardo basso, facendo presente che voleva ritrattare quel che non aveva detto ma lasciato percepire».
L’assistente Nanni rivela poi quanto emerso nelle perquisizioni all’abitazione di Eva, che collezionava tutto: diari, manoscritti, conversazioni in chat. Vengono scoperte le «oltre 120 chiamate sul cellulare di Eva da utenze riconducibili a nel mese antecedente al suicidio, incluso un Sms la sera stessa» oppure una serie di fax scambiati con che «fanno spesso riferimento a episodi violenti riconducibili» all’ex suora. Prove di un coinvolgimento sessuale tra suor Farè ed Eva, come «messaggi espliciti» sui telefoni cellulari consegnati agli inquirenti dal padre di Eva, o una cassetta, rinvenuta nella custodia di una videocamera nell’abitazione della giovane, in cui era stato filmato «un rapporto sessuale» di Eva con la suora, «un video di circa 16 minuti che inizia con la suora nuda sul letto e finisce con la suora stessa che saluta la telecamera». Ma anche le lettere di «vicinanza» di suor Farè alla madre di Eva dopo la sua scomparsa.
Nel controesame, l’avvocato difensore dell’ex suora, , si sofferma sul ruolo della fonte confidenziale, che aveva parlato anche di abusi su una ragazza di dieci anni, e sull’influenza che può avere avuto sulle indagini il parere di una psicologa – «non grafologa né psichiatra iscritta all’albo» precisa l’avvocato Busignano – a cui era stato affidato l’incarico di analizzare i diari rinvenuti nell’abitazione della giovane e di «fare profiling» sulle persone coinvolte.