Il mondo dell’arte della parola varesino ricorda commosso Nanni Svampa “padre artistico” di molti talenti prealpini.
Ai tanti meriti artistici, Svampa ha aggiunto negli anni la generosità verso colleghi e giovani artisti, tra loro anche Francesco Pellicini attore, autore, direttore artistico teatrale.
«Avrò sempre il rammarico di non averlo abbracciato un’ultima volta» ammette Francesco.
«Credo che lui e Dina fossero arrabbiati con me perché nell’ultimo anno non mi sono fatto vedere. Le ragioni sono tante, dal lavoro ai bimbi piccoli, ma sarei dovuto tornare da Nanni che mi voleva tanto bene». Si erano conosciuti quando Pellicini era ancora uno studente poco più che ventenne. «Ho girato molto con lui fino a scoprire la professione. Era una persona spigolosa, intelligente e arguta dall’umorismo british. Era il padre del cabaret italiano. Tutti gli altri sono venuti dopo i Gufi».
Nanni con Pellicini ha avuto «un rapporto paterno. Aveva un carattere schietto e diretto e mi “cazziava”. Mi ha cresciuto, svezzato e portato in casa sua, per questo mi pesa com’è finita.
Come artista «è sempre stato un ottimo manager di se stesso, in grado di gestire le proprie personalità e figura, grazie alla forte esperienza acquisita. Ha saputo reinventarsi, senza cali ma aumentando il consenso. Ha portando avanti un patrimonio culturale di nicchia rispetto ad altri, ma è la pietra miliare della canzone milanese. Era instancabile, coerente e anche un grande talent scout, molti gli devono la carriera».
Luca Maciacchini è stato uno degli ultimi collaboratori dell’artista.
«Alla scomparsa nel 2015 di Antonio Mastino, il suo storico chitarrista, mi ha onorato scegliendomi per accompagnarlo con le sue canzoni mi sono formato: da “El ridicol matrimoni” a “El Martin e la Marianna” che ho ripreso anche nel recital. Per esercitarmi mentre imparavo gli accordi ascoltavo i pezzi che sarebbero entrati ne “La Milanese”, antologia realizzata negli anni Settanta».
Luca ha avuto modo di sperimentare «la sua personalità fintamente burbera e rigorosa sul palco. Non lasciava perdere né una battuta né una nota. Era preciso e quasi pignolo, ma non mancava mai di riconoscere i meriti altrui. Era gioviale e compagnone con la sua aria brontolona e sempre schietto. Nel raccontare la propria carriera a volte era lieto altre restio».
Tra i diversi spettacoli vissuti insieme ricorda quando si esibirono a Expo, ospiti di Van De Sfroos: «c’erano 1200 persone a rendergli omaggio, mentre ritirava il premio alla carriera».
«Fa nostalgia pensare che non ci sia più Nanni Svampa» riassume così il pensiero di moltissime persone il regista varesino Andrea Chiodi.
«Siamo stati insieme un paio di giorni, quando è stato ospite del Davide Van De Sfroos Show, e io ne seguivo la regia». Tutto il suo mondo musicale «mi ha accompagnato tantissimo. Sono affezionato ad alcuni brani del suo repertorio, in particolare: “El Bamborìn de la Miée d’on ’Ghisa” e “La Gagarella del Biffi Scala”. La sua produzione fa parte della storia culturale del ‘900 italiano, al di là dell’etichetta milanese. Tutto quanto fatto in gruppo e da solo non può che essere un riferimento grandissimo». Personalmente «mi è sempre piaciuto molto. Da bambino ricordo d’averlo incontrato due volte con papà (il giornalista varesino Carlo Chiodi): lo amava moltissimo. Ricordo di avergli detto che anch’io volevo “fare spettacoli” e lui fu molto gentile».