Svizzera, il Consiglio federale abolisce l’esenzione fiscale per le auto elettriche importate

La Confederazione riscuote una tassa del 4% sui mezzi utilizzati per il trasporto di persone o merci. I veicoli a motore non termico ne sono esenti dal 1997, ma dall'anno prossimo dovranno pagarla. Ecco perché

LUGANO – Il Consiglio federale della Svizzera a partire dal 2024 abolirà l’esenzione fiscale per le auto elettriche importate, in vigore da 26 anni. Lo ha annunciato il Governo con un comunicato stampa, in cui si sottolinea l’obiettivo di “combattere le perdite fiscali e garantire i contributi al fondo per le strade nazionali e i trasporti d’agglomerato (Forta)”. Ha inoltre sottolineato che la tassazione delle auto elettriche “fa parte del programma di consolidamento delle finanze dello Stato che il Consiglio federale ha adottato” all’inizio del 2023. In base alla legge sulla tassazione dei veicoli a motore, la Confederazione riscuote una tassa del 4% sui mezzi utilizzati per il trasporto di persone o merci. Le auto elettriche sono esenti da questa tassa dal 1997, quando il Consiglio federale voleva incoraggiare lo sviluppo della mobilità elettrica.

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“Tra il 2018 e il 2022, il numero di auto elettriche importate ogni anno è quasi sestuplicato, passando da circa 8.000 a più di 45.000″, sottolinea il Consiglio federale. Nel primo semestre del 2023 sono stati importati circa 30.400 veicoli elettrici, un incremento annuo del 66%. Questi dati hanno portato a un calo delle entrate derivanti dalla tassa sui veicoli a motore pari a “circa 78 milioni di franchi” per il 2022 e “per il 2023 dovrebbe essere compresa tra 100 e 150 milioni di franchi”, afferma il Consiglio federale. Se questa esenzione dovesse essere mantenuta, “le perdite fiscali cumulative potrebbero raggiungere una stima di 2-3 miliardi di franchi per il periodo 2024-2030.

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Il governo ha inoltre sottolineato che l’industria prevede che il costo di produzione dei veicoli elettrici, in costante diminuzione, sarà in linea con quello dei veicoli a combustibile fossile entro il 2025. “Di conseguenza, dovrebbe essere possibile generare un margine di profitto anche in futuro, senza alcun aumento di prezzo per il consumatore e senza sussidi statali”.