Tagli di Monti sulla sanità Varese rischia 200 posti letto

VARESE Principi condivisibili, qualche rammarico e soprattutto forti dubbi sull’applicazione pratica dei tagli alla sanità contenuti nel decreto sulla standing review licenziato venerdì dal governo Monti. Con questo spirito gli ospedali varesini accolgono le novità della manovra che, rispetto alla prima bozza, salva i piccoli ospedali risparmiando loro la chiusura ma trasformandoli in sorvegliati speciali e decide la chiusura di circa 20 mila posti letto a livello nazionale.

Anche la nostra provincia sarà chiamata a fare la propria parte rinunciando a qualcosa come 170-200 posti letto, presumibilmente concentrati nel Sud del provincia, e in particolare dalle parti di Busto, dove si registrano le maggiori possibilità di ricovero rispetto alla popolazione di riferimento. «O almeno mi aspetto che sia così – precisa il primario del pronto soccorso del Circolo, Francesco Perlasca – Posto che non abbiamo ancora visto il documento, né ricevuto indicazioni in merito, credo che al momento di attuare i tagli bisognerà tenere conto delle realtà virtuose, come la nostra, che è già in linea con l’obiettivo dei tagli».

Lo scopo del provvedimento è infatti quello di raggiungere i 3,7 letti (tre per acuti più 0,7 per riabilitazione) ogni mille abitanti, tra pubblico e privato accreditato. La riduzione dei posti letto dovrà essere attuata attraverso la soppressione di interi reparti. Niente tagli a pioggia quindi, ma abolizione di interi reparti, a cominciare dai doppioni troppo vicini,

sospettati di rispondere più a opportunità politica che non a reali esigenze sanitarie. A rischio i reparti specialistici degli ospedali minori all’interno della stessa azienda ospedaliera e, a maggior ragione, all’interno dello stesso ospedale, come avviene ad esempio al Circolo, dove diverse unità come medicina, chirurgia e ginecologia sono doppie: una a direzione universitaria, l’altra a direzione ospedaliera.

«Giusto ridurre il numero di primari e sopprimere i reparti troppo piccoli», commenta Paolo Cherubino, ex preside della facoltà di medicina e primario dell’ortopedia del Circolo che avrebbe visto positivamente anche l’eliminazione degli ospedali più piccoli, con meno di 80 posti letto, giudicati dal professore «uno spreco di risorse e un costo troppo elevato per la comunità». «Il problema è la drastica riduzione dei posti letto che rischia di avvantaggiare ulteriormente la sanità privata a scapito di quella pubblica, sempre più ingolfata dai casi complessi di pazienti pluriproblematici – prosegue – Per razionalizzare le sacche di sprechi sarebbe più adatta una riforma che non un’insieme di tagli privi di prospettiva organica».

e.marletta

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