Il bello del Giro è che si surriscalda anche quando ormai sembra in ghiaccio.
Alberto Contador parte da Saint Vincent con più di 4’ sulla coppia Astana, però a un passo dal trionfo gli capita la giornata nera: soffre, va in crisi, resta senza gregari (una costante: sicuri di aver registrato bene la Tinkoff?), arranca persino. Resiste perché non è uno qualsiasi, mantiene la lucidità per gestirsi e gestire l’inesorabile assottigliarsi del vantaggio. Alla fine ha ragione lui: rende 2’25” al vincitore di tappa Fabio Aru, ma mantiene i 2’02” che gli bastano per fare festa oggi a Milano.
Il Colle delle Finestre è un babau sterrato che fa paura. Proprio lì l’Astana tende l’ultimo disperato agguato. A metà salita – mentre si va esaurendo la fuga iniziale: è rimasto davanti il solo Zakarin – Landa attacca, Contador non ha le risorse per seguirlo. Il basco guadagna un minuto in un amen, aggancia il battistrada e sogna.
La fortuna di Contador è trovarsi con gente che – involontariamente o no – gli dà una mano: Kruijswijk e Hesjedal tirano, limitando i danni, Aru temporeggia. A due chilometri dalla vetta il Pistolero perde anche queste ruote amiche. Spicca, per l’ennesima volta, l’assenza dei suoi gregari: Basso ha sgobbato a lungo, ma gli altri?
Il Pistolero scollina la Cima Coppi con 1’27” di ritardo, la sua pedalata è ondivaga e poco potente: avanza con la forza dei nervi, quella fisica l’ha abbandonato. L’esperienza lo aiuta a non impanicarsi: altrimenti prenderebbe una scoppola clamorosa.
A questo punto è tutta questione di cronometro. In discesa lo spagnolo non guadagna e non perde, in pianura lima qualcosa, sul Sestriere lascia un altro minuto: però ha rivisto la luce, ha capito che è fatta.
Davanti si giocano la tappa Aru, Landa, Kruijswijk, Hesjedal e Uran. È il sardo ad avere l’intuizione giusta: va via ai -2 e taglia il traguardo a braccia alzate. Per lui secondo hurrà consecutivo: chiude il suo primo Giro in maglia bianca, senza la cotta di Imola si sarebbe giocato la rosa fino in fondo.Alberto Contador – che oggi trionfa senza aver firmato alcuna tappa – cita la Juve: «Per me sono tre i Giri vinti – allude a quello del 2011 revocato per doping – Si vince superando i giorni neri: sapevo di avere un grande
vantaggio, dovevo solo rimanere tranquillo. In quel momento è scattato un meccanismo di autocontrollo: se pensi che stai perdendo il Giro, provi a recuperare in fretta e vai in crisi».Fabio Aru, vincitore morale del Giro: «Nel complesso, sono molto felice. Ho cercato sempre di non mollare, anche se in un paio di occasioni ho anche pensato di tornarmene a casa. Qui ho vinto per i tifosi, c’era tantissima gente venuta da tutte le parti, non solo dalla mia Sardegna».Appuntamento al Tour. Contador tenterà la doppietta, troverà Nibali e forse Aru: patron Vino lo vuole alla Grande Boucle.