Tensione alle stelle: Polonia, la nuova Pearl Harbor?

Due missili russi sarebbero caduti in territorio polacco. Gli Usa: "Difenderemo ogni centimetro della Nato". L'ipotesi dei media polacchi: "Si tratta di resti di un missile russo fatto esplodere dagli ucraini". Il premier polacco Morawiecki convoca una riunione urgente del Comitato per la sicurezza.

Due dei missili lanciati contro l’Ucraina in giornata sarebbero caduti sul territorio della Polonia provocando due vittime. La notizia riportata dall’emittente polacca Zet è stata poi confermata dai vigili del fuoco locali. S tratterebbe di missili russi caduti nel Paese, membro della Nato.

Secondo l’emittente locale, invece, a provocare l’esplosione sarebbero stati i resti di un missile russo abbattuto dalle Forze armate ucraine. Lo ha riferito il reporter Mariusz Gierszewski. Il premier polacco Mateusz Morawiecki ha subito convocato una riunione urgente del Comitato per la sicurezza nazionale e la difesa” con il presidente Andrzej Duda. Indetto anche un incontro d’emergenza da parte del governo.

La Russia, da parte sua, respinge ogni accusa: “Non è stato lanciato alcun missile vicino al confine ucraino-polacco, è una provocazione mirata a provocare un’escalation”.

I due vettori russi sono caduti precisamente nella zona di Przewodow, vicino al confine con l’Ucraina, nell’area di un sito dove si essiccano i cereali. Secondo testimoni citati dal giornale locale Kurier Lubelski, ci sono state due esplosioni. L’intera zona è stata isolata. “Quelli mostrati dai media polacchi non sono i nostri missili“, ha dichiarato il Cremlino.

Le reazioni di Usa e Paesi confinanti: “Difenderemo ogni centimetro”

“Il nostro impegno verso l’Articolo 5 della Nato è chiarissimo: difenderemo ogni centimetro di territorio dell’Alleanza”, ha dichiarato il portavoce del Pentagono Pat Ryder. Il Pentagono ha riferito di aver avviato subito indagini sull’episodio, mentre le confinanti Lettonia ed Estonia hanno condannato l’azione del Cremlino. “Il regime criminale russo ha lanciato missili che hanno colpito non solo i civili ucraini, ma sono anche caduti sul territorio della Nato in Polonia. La Lettonia sostiene pienamente gli amici polacchi e condanna questo crimine”, ha affermato il governo lettone. Seguito dal ministero degli Esteri estone: “Le ultime notizie dalla Polonia suscitano grande preoccupazione. Siamo in stretto contatto con la Polonia e altri alleati. L’Estonia è pronta a difendere ogni centimetro di territorio della Nato. Siamo in piena solidarietà con il nostro stretto alleato”.

Zelensky: “Escalation significativa, uno schiaffo al G20”

Sulla vicenda è intervenuto anche Volodymyr Zelensky, parlando dei raid russi come “schiaffo al G20” da parte della Russia e di “escalation molto significativa” per quanto riguarda la questione polacca. “È necessario agire”, ha sottolineato il presidente ucraino. “Il terrore non si limita ai nostri confini nazionali. Missili russi hanno colpito la Polonia, lanciare missili al territorio Nato rappresenta un attacco alla sicurezza collettiva”.

Tensione alle stelle: dai negoziati ai raid 

La Nato è insomma in massima allerta per quella che, se confermata, sarebbe l’ennesima sfida di Vladimir Putin a Occidente e G20. A Bali in giornata russi e ucraini avevano mostrato ai leader mondiali di portare avanti un dialogo tra sordi. Zelensky, in videocollegamento con il summit, ha proposto le sue dieci condizioni per sedersi a un tavolo, ma da Mosca il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha replicato che “l’operazione militare” sarebbe continuata. Perché è Kiev, ha aggiunto, che continua a “rifiutare i negoziati”. Dalle parole Mosca è passata ai fatti. E subito dopo che il ministro degli Esteri russo Lavrov ha lasciato Bali, i bombardieri di Putin hanno lanciato un attacco missilistico massiccio che ha colpito una decina tra città e distretti dell’Ucraina. Non solo Kiev ma anche Leopoli, al confine con la Polonia.

Verso l’applicazione dell’Articolo 5 e l’escalation? 

Se confermato, il lancio russo di missili rappresenterebbe un precedente molto pericoloso per il conflitto in corso, con un Paese membro della Nato colpito per la prima volta dalla Russia. Configurando anche un possibile ricorso al celebre Articolo 5 del Patto Atlantico, che impone il soccorso militare a supporto del Paese membro attaccato. Con conseguente escalation militare.

Bloccato l’export di petrolio russo attraverso l’Ucraina 

Nel frattempo la mancanza di energia elettrica ha costretto l’Ucraina a sospendere il trasferimento di petrolio russo attraverso il suo territorio verso l’Europa. Kiev ha comunicato all’operatore russo Transneft di essere stata costretta a sospendere il pompaggio del greggio attraverso l’oleodotto Druzhba in direzione dell’Ungheria, ha detto all’agenzia Tass un portavoce della stessa Transneft. Nonostante il conflitto, petrolio e gas russi continuano a essere esportati in Europa attraverso l’Ucraina, che per questo viene pagata da Mosca per i diritti di transito.

Anche l’Ungheria convoca il Consiglio di Difesa 

Anche l’Ungheria ha convocato il proprio Consiglio di Difesa, come reso noto dal portavoce del governo Zoltan Kovacs. La decisione è giunta “in risposta all’interruzione del trasferimento di petrolio attraverso l’oleodotto Druzhba e al missile che ha colpito il territorio della Polonia.