Rapina al ristorante cinese, ma il titolare mette in fuga il balordo. Erano le 20.40 di giovedì sera quando un uomo benvestito ha bussato alla porta del ristorante cinese 99 di via Crispi 33. Il locale a quell’ora era impegnato a servire clienti distribuiti su due tavoli.
L’uomo si è avvicinato alla cassa dove, come ogni giorno, c’era Lin, una ragazza cinese dai capelli neri e lunghi. È lei a mandare avanti il ristorante insieme al merito Giorgio Liang. L’uomo le ha puntato le lame delle forbici alla gola e le ha chiesto di consegnare l’incasso.
Ma Lin non ha ubbidito. Anche se le tremavano le gambe dalla paura, ha chiamato il marito che è sopraggiunto dalla cucina e ha scacciato l’uomo. Tutto a parole, senza usare la violenza.
«Gli ho detto “tu cosa fai” e poi “vattene via” e devo essere stato molto convincente. Se non se ne fosse andato, sarei venuto alle mani» racconta Giorgio Liang, che precisa di non aver mai studiato arti marziali, ma di volerlo fare, non appena il lavoro gliene lascerà il tempo.
La polizia, subito allertata, ha iniziato la caccia all’uomo. Non è chiaro se il balordo, che è fuggito senza bottino, sia straniero o italiano. «Io non lo so dire con certezza – continua Liang – Ma poteva essere italiano. Parlava la lingua italiana fluentemente. Ma io non sono molto bravo a distinguere i tratti somatici».
Liang racconta che se ha trovato il coraggio di reagire è stato perché è già la seconda volta che il suo locale viene rapinato: «Quattro anni fa mi è successa la stessa cosa, con la differenza che l’incasso mi è stato sottratto. Sarà stata la rabbia a portarmi a reagire. Ho avuto un po’ di paura, ma di certo non sarei stato lì fermo senza fare niente. Non escludo che il rapinatore sia stato lo stesso di quattro anni fa, ma non sono sicuro di questo».
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