In Italia è aumentato del 5% il tasso di sopravvivenza al cancro negli ultimi 10 anni, grazie ai farmaci target o terapie a bersaglio molecolare con le quali dal 1998 al 2008 è stato ottenuto un aumento della sopravvivenza nei tumori di mammella, colon retto, rene, tumori stromali gastrointestinali (GIST) e linfomi. Ma è necessario selezionare i pazienti con la tecnica dei marcatori biologici per ottenere risultati ancora migliori e usare in modo appropriato le risorse.Un contributo determinante, che si aggiunge ai successi della prevenzione, dei programmi di screening e a trattamenti "tradizionali" sempre più affinati: grazie a questo mix di eccellenza, l’Italia si colloca tra i paesi con la più bassa mortalità per cancro in Europa. Sono oltre un milione e mezzo le persone che l’hanno sconfitto. Sono dati emersi nel corso di un incontro promosso dal Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita, che vede riuniti alcuni fra i massimi esperti del nostro Paese. "Si tratta di un momento di condivisione necessario", ha detto Leonardo Santi, professore emerito dell’Università degli Studi di Genova, presidente del Comitato e coordinatore dell’incontro."Vanno però combattuti gli sprechi – ha aggiunto Santi – che ancora oggi esistono, con una severa razionalizzazione degli interventi. Le terapie target hanno determinato benefici evidenti per i malati di tumore, in termini di riduzione della mortalità ma soprattutto di miglior qualità di vita.
Ad un prezzo assolutamente sostenibile: contrariamente a quanto si pensa, infatti, i farmaci biologici o target incidono solo per il 4% sul complesso dei costi in oncologia". Come ha spiegato ancora Santi, le molecole a bersaglio, permettono di essere impiegate in pazienti selezionati, con un utilizzo estremamente mirato e appropriato delle risorse. Va quindi affinata la ricerca sui marcatori biologici così da trattare solo chi risponde, con risultati che hanno superato le nostre aspettative e continuano a dimostrare evidenze. È il caso di imatinib, il "capostipite" di questo tipo farmaci, che ha cambiato la storia della leucemia mieloide cronica resistente alla terapia con interferone. O ancora del cetuximab, da pochi giorni rimborsato dall’Aifa come trattamento di prima linea nei pazienti colpiti da tumore metastatico del colon retto caratterizzati dal gene K-Ras non mutato. Gli esperti riuniti a Roma sono concordi: il futuro sarà sempre più rivolto alla personalizzazione delle terapie per colpire la singola neoplasia. "È ormai improprio infatti parlare di tumore del seno – spiega il prof. Francesco Cognetti, Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Int Regina Elena Ircss Roma – si deve utilizzare il plurale, perché le differenze biologiche sono tante e tali da configurarsi come vere e proprie patologie diverse. Il carcinoma della mammella è fra quelli che più hanno beneficiato della target therapy (terapia a bersaglio molecolare), già disponibile in adiuvante, che può portare alla guarigione".
u.montin
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