Torino, 5 ott. (Apcom) – “Sono state le indagini a imporci il dolo, sono state le perquisizioni nei locali della fabbrica, dei pc e degli archivi a farci scoprire perche’ sette operai erano morti”. Cosi’ il procuratore Raffaele Guariniello ha iniziato la sua arringa conclusiva all’udienza del processo Thyssen con cui si apre la fase finale del dibattimento. I sette operai morirono la notte del sei dicembre 2007 a causa di un incendio divampato sulla linea 5 dello stabilimento di Torino. Per l’accusa uno degli imputati, il tedesco Harald Espenhahn, e’ responsabile di omicidio volontario.
“Abbiamo la ferma convinzione – ha detto Guariniello – che lui pur rappresentandosi la concreta possibilita’ di infortuni e incidenti mortali come conseguenze possibili della propria condotta non ha tenuto una condotta che poteva prevenirli. Ha accettato il rischio”. E lo avrebbe accettato perche’ l’azienda aveva appena deciso la chiusura della fabbrica di Torino e il trasferimento a Terni, ha spiegato, quindi non conveniva più’ investire li’.
“Non e’ un caso che i lavoratori siano morti a Torino – ha concluso Guariniello -non potevano che morire li’. In uno stabilimento che rientrava nella categoria di industrie ad alto rischio ma sprovvisto di certificato antincendio in stato di grave e crescente insicurezza. Quelle condizioni non dimostrano solo l’omissione dolosa di cautele ma anche che Espenhahn aveva accettato il rischio, che non poteva nutrire alcuna concreta fiducia che gli incendi non si verificassero. Lui aveva decretato la morte dello stabilimento di Torino e aveva abbandonato lo stabilimento e gli operai a se stessi”.
Sol/Cro
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