Torino, 11 mar. (Apcom) – “Vidi da lontano De Masi che sembrava
indossasse una tuta mimetica, era tutto a chiazze: lì per lì non
capii, poi mi venne incontro Bruno Santino che a braccia aperte
urlava: ‘Non voglio morire'”. Questa la drammatica testimonianza
resa oggi in aula da Salvatore Pappalardo, a Torino al processo
per il rogo della ThyssenKrupp del 6 dicembre 2007 in cui persero
la vita sette operai. Pappalardo ha ricostruito i momenti
immediatamente precedenti allo scoppio dell’incendio, momenti che
ancora oggi gli ritornano in mente come un incubo.
“Erano appena passate le 23 quando, dopo aver preso una
bottiglietta d’acqua alla macchinetta, ho sentito urlare al fuoco
al fuoco – ha raccontato Pappalardo – si sentivano botti come
fuochi d’artificio. Allora mi sono recato di corsa in infermeria
perché chiamassero il 118. C’era un odore strano – ha dichiarato
Pappalardo con un filo di voce – di carne bruciata e io mi sono
ritrovato con i vestiti imbrattati d’olio, non so ancora perché.
Vidi Rocco Marzo e lo riconobbi solo dalla stazza, era un omone
alto, mentre De Masi chiedeva continuamente come fosse ridotta la
sua faccia, non lo dimentico”.
Salvatore Pappalardo, entrato alla Thyssen nel luglio del 1997, è operaio di V livello e aveva ottenuto la fascia da leader, una qualificazione professionale che identifica la spalla del capoturno. All’epoca dei fatti Pappalardo operava su cinque linee, a seconda delle necessità che si manifestavano di volta in volta. l’operaio ha ricordato, inoltre, come quando lui entrò in Thyssen era presente
all’interno dello stabilimento una squadra di vigili del fuoco dedicata ma, una volta andati in pensione non vennero più sostituiti. “Feci un corso antincendio con i vigili del fuoco esterni allo stabilimento. Alla fine del corso mi dissero che mi avrebbero chiamato per fare l’esame per rilasciarmi l’attestato. Io – ha concluso Pappalardo – quella chiamata la sto ancora aspettando”.
Sdp/Ral
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