Tomasetto: «Il calcio italiano va rilanciato con i giovani»

L’intervista - A proposito di Scapini «Se il Varese è ripartito, un grande merito va dato anche a lui»

Nei giorni in cui si parla di conferme, mercato, prima squadra e tanti altri argomenti accattivanti in chiave Varese, a noi cade l’occhio su un particolare che sembra sfuggire all’attenzione. O forse no. Ci riferiamo senza giri di parola al settore giovanile del Varese, che nei giorni scorsi ha perso la sua guida, Giorgio Scapini, ed ora è in cerca di un successore e di un’idea concreta che sia credibile e sostenibile. Il successore con ogni probabilità già c’è, e potrebbe essere Roberto Verdelli, mentre per ciò che concerne il progetto sull’area giovani, di certezze ce ne sono molte meno. Su questo aspetto, che riguarda il futuro del Varese, abbiamo deciso di sentire anche il parere dei tifosi. La voce è quella di Marco Tomasetto, che oltre ad amare il Varese, è anche un sostenitore assolutamente competente anche in materia di settori giovanili. Con lui partiamo innanzitutto dal saluto a Giorgio Scapini: «Mi spiace perché Scapini ha fatto parte della storia del Varese, alla sua guida la società ha sfiorato uno scudetto Primavera, oltre ad aver lanciato nel calcio professionistico giocatori del calibro di Pisano, De Luca, Lazaar. Se poi il Varese è ripartito l’estate scorsa, un grande merito lo ha anche lui. Non so bene cosa sia successo tra lui e la società, non è stata fornita una spiegazione ufficiale purtroppo, mi spiace vederlo non più a Varese ma alla Pro Patria». Nell’idea di calcio di Marco, il settore giovanile è prominente, e la speranza è che le intenzioni della priorità siano le stesse: «Per mentalità, adoro il modo di intendere il calcio degli olandesi, che equiparano la prima squadra alle giovanili. Stesso valore,

stessa importanza. Per questa ragione, personalmente, non ritenevo il ritorno di Scapini nell’area giovani come un declassamento. Anche perché, e qui mi riferisco al movimento nazionale e non solo al Varese, il calcio italiano per rilanciarsi ha bisogno di un forte lavoro sui giovani. Invece le società mantengono i settori giovanili come se fosse un obbligo da regolamento, invece che una risorsa da sfruttare. Mi auguro dunque che il Varese abbia le idee chiare in merito, anche senza Scapini. Avendo allenato, ho questa “deformazione” sui giovani, però penso sia bello poter crescere e lanciare giocatori, soprattutto per una società di provincia che dovrebbe vivere di questo». Il nome del possibile successore è quello di Roberto Verdelli: «Lo conosco benissimo, se dovesse concretizzarsi questa idea, mi metterei il cuore in pace perché conosco Roberto molto bene, so come lavora e quindi penso che sarebbe la scelta migliore che il Varese possa fare. Negli anni ’90 allenava gli Allievi della squadra di Masnago, che poi lasciò a me. A pelle è la persona ideale e questo mi consola». Archiviando la pratica settore giovanile, in attesa di buone notizie e chiarimenti, soprattutto, Marco esprime la sua soddisfazione per le conferme dei ragazzi della prima squadra: «Benissimo la lista dei giocatori rimasti, a cui personalmente aggiungerei Andreas Becchio, che come tipologia di giocatore è ideale in Serie D, addirittura più che in Eccellenza». E Marrazzo? «Se ha sposato il Varese lo scorso anno perché ha sentito qualcosa di diverso da altre piazze, perché non può farlo anche quest’anno? Varese lo ama e lo rispetta, mi auguro non sia difficile venirsi incontro tra le due parti, lui e la società».