Tony, cuore diviso a metà «A Varese verrei a piedi»

Cappellari era stato cercato dalla società prima dell’addio del Poz
«Tutor di Gianmarco? Io sono il padre putativo di quel ragazzo»

La Storia (il maiuscolo è voluto) ci scuserà se la mettiamo – per un momento – da parte. Nella chiacchierata con Tony Cappellari alla vigilia del derby, il suo gradito commento sulla partita delle partite viene posticipato di parecchie righe.

La ragione parrebbe buona: prima ci interessa capire qualcosa di più della storia (il minuscolo è essenziale) appena scivolata sotto le nostre dita, quella che ha turbato il piccolo mondo antico della pallacanestro varesina lasciando strascichi di domande senza risposta alcuna. È difficile non essere puntigliosi quando in un colpo solo ammaini due bandiere come Vescovi e Pozzecco, senza quasi colpo ferire. E dare la colpa al vento è fin troppo facile.

Cappellari è colui che è stato contattato prima che arrivasse lo tsunami delle dimissioni del Poz, l’ancora di salvezza cui lo stesso Gianmarco ha chiesto di aggrapparsi prima di gettare definitivamente nel mare i suoi sogni. Non se n’è fatto nulla, ma non c’è bisogno di conferme per acclarare la veridicità dell’episodio: è storia (anche qui propenderemmo per il minuscolo). L’interessato si limita a far parlare il cuore: «Io a Varese verrei anche a piedi e questo vale per passato, presente

e futuro. Se l’Olimpia è la mia vita, la Pallacanestro Varese siede al suo fianco ed è un sentimento che nasce dai quattro anni passati come presidente». Diventare il tutor di Pozzecco sarebbe stato quasi naturale dunque: «Mi sento il padre putativo di questo ragazzo – è la concessione sull’argomento dell’ex dirigente – L’ho portato a Varese quando bivaccava tra squadre di bassa classifica e fallimenti (Livorno), con me e Dodo Rusconi è diventato il grande giocatore che tutti abbiamo conosciuto».

Ma non l’allenatore: «Allenare sotto le Prealpi non è come farlo in Sicilia, per blasone e per aspettative del pubblico. Se dopo anni di trionfi la gente si è ormai dovuta abituare al pane e salame, è anche vero che è ben capace di riconoscere la qualità del salame stesso. Pozzecco aveva bisogno di una persona che lo riportasse sulla retta via dopo aver commesso gli errori, anche comportamentali: Vescovi poteva essere l’uomo giusto per farlo, ma ha troppo rispetto per il ruolo di coach e ha forse usato le mani di velluto». Cappellari fa un esempio partendo dal Torneo Porrelli, da lui organizzato quest’estate: «Il Poz venne espulso, io lo presi da parte e gliene dissi quattro. Forse se le è dimenticate…».

Passato. Il presente mette davanti cugini, quasi, imbattibili: «Milano è nettamente più forte, negli esterni e nei cambi. Le chance degli uomini di Caja sono poche, ma Varese si è tolta la “scimmia” della retrocessione e deve continuare a progredire dopo la buona prova contro Roma». Sfruttando il raziocinio fornito da “Artiglio”: «Rispetto al Poz ha dato più rigore, anche attraverso gli allenamenti».