Torino 2011/ Oggi le primarie, cinque i candidati in campo

Torino, 27 feb. (TMNews) – Cinque i candidati in corsa alle primarie torinesi del centrosinistra, di cui due del Pd (Piero Fassino e davide Gariglio) che si sono dati battaglia fino all’ultimo tra polemiche e spartizioni di consensi da parte dell’establishment sabaudo. Oggi alle urne si fronteggeranno: l’ex segretario dei Ds, Piero Fassino e Davide Gariglio, ex presidente del Consiglio regionale del Piemonte (con Bresso), ma anche il

presidente dei Radicali Italiani, Silvio Viale, ginecologo che si è contraddistinto per la battaglia a favore della pillola abortiva Ru486, Michele Curto, 30 anni il più giovane dei candidati, fondatore dell’associazione Terra del Fuoco, che vive in una comunita’ di rom e rifugiati politici, vicino politicamente a Sel e agli ambienti di Don Ciotti, e Gianguido Passoni, assessore al Bilancio della Giunta Chiamparino ed ex Pdci.

E proprio quest’ultimo, definito il “terzo incomodo” tra Fassino
e Gariglio, su cui si e’ polarizzata la competizione per le
primarie, sta coagulando sempre piu’ consensi, anche fra
professionisti e accademici.

Fassino comunque si sente forte dell’appoggio del sindaco uscente Sergio Chiamparino, e dei cosiddetti poteri forti torinesi: oltre al presidente della Compagnia di Sanpaolo, Angelo Benessia, anche Enrico Salza, Evelina Christillin, Carlo De Benedetti e Paolo Cantarella erano seduti in prima fila al lancio della sua campagna ‘Gran Torino’.

Alla vigilia delle primarie Fassino ha lanciato l’ultimo appello agli elettori, una sorta di chiamata al cosiddetto ‘voto utile’: “I torinesi sono chiamati a scegliere il candidato sindaco del centrosinistra, tenendo conto che il centrosinistra vuol vincere le elezioni comunali a maggio. Tutti i recenti sondaggi dimostrano che con la mia candidatura e’ possibile per il centro sinistra vincere al primo turno e con una larga maggioranza” ha detto l’ex segretario dei Ds.

Su Gariglio, 43 anni ex popolare, principale sfidante di Piero
Fassino, puntano docenti universitari non solo di matrice
cattolica e moderata e gli inetllettuali che guarda con sospetto
al fatto che il futuro di Torino sia ancora troppo legato alla
Fiat e a Marchionne, come il professor Giuseppe Berta e i
colleghi accademici Claudio Gorlier e Stefano Ambrosini.

Prs/Rcc

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