Vivere in montagna non è più sinonimo di isolamento, ma di scelta consapevole. È quanto emerge dal Rapporto “Montagne Italia 2025” dell’Uncem (Unione nazionale comuni comunità enti montani), secondo cui 35 mila italiani hanno deciso nel 2024 di trasferirsi stabilmente in un’area montana. Un fenomeno che si aggiunge ai 100 mila nuovi residenti registrati tra il 2019 e il 2023.
Tra i nuovi arrivati, 12 mila sono italiani e 22 mila stranieri, attratti da un diverso equilibrio tra lavoro e benessere. I sociologi la chiamano “migrazione verticale”, e la descrivono come una tendenza in crescita che accompagna la fuga dai grandi centri urbani.
«La pandemia e il telelavoro hanno accelerato un processo già in corso – spiega al Messaggero Filippo Barbera, sociologo economico dell’Università di Torino –. Vivere a 600 metri non è più isolamento, ma una scelta di vita».
Le regioni più attrattive
Secondo il rapporto, le aree montane del Nord e del Centro Italia sono le più dinamiche. In testa ci sono Emilia-Romagna, Piemonte, Liguria, Lombardia e Lazio, seguite da Veneto, Toscana e Umbria.
Le amministrazioni locali hanno adottato politiche mirate per favorire i nuovi insediamenti: sgravi fiscali, case a 1 euro (un progetto che coinvolge già 70 comuni) e bonus fino a 100 mila euro per chi apre un’attività in quota.
Nel 2024, 285 comunità territoriali su 387 hanno registrato un saldo migratorio positivo, segno che la montagna torna ad attrarre.
Diversa la situazione nel Mezzogiorno, dove il calo demografico continua, anche a causa di minori opportunità lavorative. I dati Bes-Istat 2023 indicano infatti che Trento, Bolzano e Aosta sono ai vertici nazionali per soddisfazione professionale, con oltre il 60% degli occupati che dichiarano di amare il proprio lavoro.
Smart working e nuovi stili di vita
La diffusione dello smart working e i bonus economici hanno reso possibile una nuova idea di abitare la montagna. Tra coloro che hanno scelto di lasciare la città c’è anche Max Laudadio, 54 anni, conduttore televisivo e radiofonico, che ha abbandonato Milano per vivere a Cuasso al Monte, un borgo di 3.000 abitanti nella provincia di Varese, al confine con la Svizzera.
Una scelta dettata dalla salute della figlia Bianca, colpita da un’otite cronica legata all’inquinamento urbano. «Il medico ci disse: “Portatela in montagna o al mare”. Siamo partiti e da allora non ha più preso un antibiotico», racconta. «Viviamo in una baita in mezzo al bosco da 18 anni. Mia moglie è sindaco del paese e la nostra vita è completamente cambiata».
“La montagna ci ha cambiati”
«Bianca è cresciuta in un luna park naturale: libertà, animali, niente traffico», continua Laudadio. «Abbiamo ritrovato un equilibrio che in città era impossibile. Qui il tempo scorre più lentamente, conosci tutti e ogni giorno il bar del paese diventa un punto di incontro. Ti addormenti guardando le montagne, non uno skyline».
Il conduttore ha anche fondato ON, un’associazione ambientalista che organizza eventi e iniziative sostenibili, come il villaggio di Natale con pista di pattinaggio ecologica a impatto zero.
«La montagna – conclude – non è solo un rifugio, ma una scelta di vita che ti restituisce autenticità e benessere. Anche se continuo a lavorare a Milano, ogni sera non vedo l’ora di tornare alla mia baita».