Inguaribili ottimisti si nasce, non ci sono dubbi. Al pensare positivo, anche quando tutto intorno si fa nero, contribuiscono la tempra, il carattere, il proprio vissuto. Ecco: essere stato proprietario e presidente della Pallacanestro Varese, averla comandata nella buona e nella cattiva sorte, aver rappresentato il punto di riferimento dell’amore folle di una città (ma anche delle sue critiche feroci) forse aiuta.
Per cui: «Siamo riusciti a tenere gli avversari a soli 57 punti. La partita di domenica sera la interpreterei in questa chiave: la difesa c’è». Parole e musica di Toto Bulgheroni, per sua stessa ammissione «un inguaribile ottimista», per ammissione della collettività uno da chiamare quando si vuole capire qualcosa di più della pallacanestro varesina, degli umori della sua gente e di tutte le altre stelle.
Questa volta siamo parzialmente sfortunati: l’ex presidente della Pallacanestro Varese alla prima di campionato non era al suo posto, ovvero negli ultimi seggiolini del parterre dietro le panchine, “terrazzo” da tifoso dopo una vita da addetto ai lavori. «Ma ho letto tutto quello che c’era da leggere e un commento – se vuole – glielo do lo stesso». Prego: «Le persone con cui ho parlato sono state concordi nel definire la partita inguardabile. Beh, oltre alla difesa che – punteggio alla mano – il suo dovere lo ha fatto, credo che percentuali del genere al tiro non siano più ripetibili. Offensivamente si può solo migliorare». Speriamo: «Moretti l’aveva detto, ci vuole tempo e lavoro per rendere questa Varese una vera squadra. E, aggiungo io, forse un altro innesto».
Bulgheroni tocca il centro delle discussioni degli ultimi giorni: cambiare o dare fiducia? Allarmarsi sulla qualità dei singoli o lasciare il tempo al lavoro? Domande che gli poniamo anche in virtù della sua esperienza: «La verità è che non ci sono verità. Penso, però, che qualora ci sia la possibilità di aggiungere qualcuno, vada fatto subito. Dipende da cosa offre il mercato e da quali sono le disponibilità economiche. Dare il tempo al lavoro? Giusto, ma non se si vi è la chance di cambiare».
Una cosa è certa: domenica si è toccato un record difficilmente ipotizzabile e non stiamo parlando dei soli 51 punti segnati. Domenica la gente – che già non era accorsa in massa per l’esordio – ha sonoramente fischiato la squadra. Alla prima giornata. Seggiolini vuoti e dissenso clamoroso: gli ultimi anni e questo inizio non rischiano di far disinnamorare i tifosi? «Capire gli umori della piazza e aiutare a cambiarli dipende da tanti fattori – argomenta Bulgheroni – Dai risultati, in primis, dall’atteggiamento della squadra, da quello che scrivono o dicono gli addetti ai lavori, giornalisti compresi. Bisogna essere realisti: fare la guerra con i giocatori e con i soldi che abbiamo. Non tutti gli anni possono essere come quello di tre anni fa, quando la dirigenza è stata brava e fortunata: quel gruppo ha costruito la sua chimica subito e non c’è stato bisogno di soffrire. Non può succedere sempre così».
D’accordo, però è stato impossibile non criticare dopo aver visto lo “spettacolo” alla prima: «Perché alla fine della fiera, tra tutte le cose che ho elencato prima, ciò che incide di più sono i risultati. Caserta era considerata da tutti una partita da vincere, così come Milano sembrerà a tutti impossibile. Una cosa mi sento di dirla sul pubblico varesino: pretende l’impegno, allo spasimo. Lo ha sempre chiesto ai campioni, figurarsi ai giocatori normali. Ci si è buttati su ogni pallone? La squadra ha avuto un atteggiamento positivo?».
Toto, e se le rispondessimo di sì? Se le dicessimo che è proprio questo che ci preoccupa, che chi è sceso in campo non sembra aver lesinato l’indispensabile abnegazione? «Rispondo che una prestazione pessima può sempre capitare, anche con percentuali al tiro spaventose come quelle dell’altra sera. Però dico anche questo, sottolineandolo: in qualsiasi caso la guarigione è il lavoro, solo quello. Non esiste altra medicina che io conosca».