Si parla di accordi per la prossima presidenza della Regione Lombardia, con Formigoni dato in partenza per lidi romani e la Lega che ne erediterebbe il posto, prenotato per Fontana. Ma il futuro del Pdl è tutt’altro che deciso e dipenderà dalle amministrative della primavera ventura: se al partito di Berlusconi dovessero andar male, si pensa che tutto sarà come ora? Non credo davvero.
Paolo di Benedetto
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Non lo sarà affatto. Il primo a esserne sicuro è Berlusconi. Un bagno elettorale del Pdl cambierebbe il tavolo di gioco romano, e di conseguenza quelli locali ad alta sensibilità: la Regione Lombardia innanzitutto. Formigoni ha lanciato l’attuale ministro Corrado Passera come possibile candidato del Pdl alle future politiche, e l’uscita non è affatto piaciuta allo stato maggiore azzurro. Alfano, il segretario, gli ha replicato che la notizia vera è l’autoesclusione di Formigoni medesimo dalla futura corsa elettorale.
Una notizia giudicata buona da Berlusconi, mai stato favorevole a un’ascesa di Formigoni fuori dei confini lombardi. Passera premier in pectore non dispiace a Silvio, ma c’è una non piccola differenza di vedute tra il Cavaliere e il leader ciellino: il secondo immagina un rinnovamento dell’alleanza con la Lega, il primo media d’escluderla. La sua attenzione è rivolta soprattutto all’Udc, con la quale prefigura l’intesa in vista del 2013, e considera Passera – apprezzato nel mondo dell’associazionismo cattolico e tra le gerarchie d’Oltretevere – la personalità giusta per guidare la coalizione che dovrà provare a battere il centrosinistra. È un progetto che l’eventuale tonfo del Pdl alle amministrative di maggio accelererà, dando una spinta anche alla riforma elettorale.
Che Berlusconi continua a preferire in chiave maggioritaria, pur se con un’iniezione di proporzionalismo: il presidente del Consiglio lo devono scegliere gl’italiani quando vanno a votare, e non i partiti dopo che gl’italiani hanno votato. Come dargli torto?
Max Lodi
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