Tragedia in Nepal, morti gli alpinisti italiani Alessandro Caputo e Stefano Farronato

I due erano dispersi da venerdì scorso durante la scalata al Panbari, sorpresi da una violenta nevicata a oltre 5.000 metri. Conferma ufficiale della Farnesina: “Decesso accertato dalle autorità locali”

NEPAL / ITALIA – Si è purtroppo conclusa nel modo più tragico la sorte di Alessandro Caputo e Stefano Farronato, i due alpinisti italiani dispersi da giorni in Nepal.
«Il loro decesso è stato confermato questa mattina dalle autorità locali», ha reso noto la Farnesina attraverso un comunicato ufficiale.

I due connazionali avevano fatto perdere le proprie tracce da venerdì 31 ottobre, mentre erano impegnati nella scalata del picco Panbari, un’imponente vetta di 6.887 metri situata tra i distretti di Gorkha e Manang. Secondo quanto riferito, sarebbero stati sorpresi da una violenta nevicata mentre si trovavano al Campo 1, a circa 5.000 metri di quota.

Il Consolato Generale a Calcutta, in stretto raccordo con il Consolato Onorario a Kathmandu e la Farnesina, sta seguendo da vicino l’evoluzione della situazione, mantenendo i contatti con le autorità locali e con le famiglie dei due alpinisti.

Le difficoltà dei soccorsi

Le condizioni meteorologiche estreme che hanno colpito il Nepal negli ultimi giorni – causate dal ciclone Montha formatosi nel Golfo del Bengala – hanno reso impraticabili le operazioni di ricerca. Piogge torrenziali, bufere di neve e valanghe hanno provocato diversi incidenti in quota.

Solo ieri un altro alpinista italiano ha perso la vita in una valanga nella valle del Rolwaling, ai piedi dello Yalung Ri (5.630 metri), mentre tentava la scalata del Dolma Khang, montagna di oltre 6.300 metri. Nella tragedia sono morti sette alpinisti – tre francesi, un canadese, due nepalesi e l’italiano – e almeno quattro risultano ancora dispersi.

Le operazioni di soccorso, denunciano alcuni sopravvissuti, sono state ostacolate anche dalla burocrazia: per il volo degli elicotteri in quell’area era necessaria un’autorizzazione amministrativa speciale, arrivata troppo tardi.

La spedizione “Panbari Q7”

Caputo, 27 anni, maestro di sci a St. Moritz, e Farronato, 44 anni, tecnico forestale di Bassano del Grappa, facevano parte della spedizione “Panbari Q7”, partita lo scorso 7 ottobre e composta anche da un terzo alpinista, Valter Perlino di Pinerolo.

Perlino, esperto scalatore e capo spedizione, si è salvato per un caso fortuito: un malore lo aveva costretto a rimanere al campo base, rinunciando alla salita. È stato lui a lanciare l’allarme quando ha perso i contatti con i compagni, prima di essere recuperato da un elicottero.

Il Panbari, conquistato per la prima volta solo nel 2006, è considerato una delle montagne più remote e difficili del Nepal. Il Club Alpino Italiano (CAI) la descrive come una vetta “isolata e poco frequentata, dove le comunicazioni sono complesse e i soccorsi devono affrontare dislivelli estremi e condizioni ambientali severe”.

“Un percorso duro e affascinante”

L’ultimo messaggio pubblicato dal team sul profilo Instagram della spedizione, circa una settimana fa, raccontava l’entusiasmo e la fatica della loro avventura:

“Tutto bene. Oggi arrivati a 6.000 e poi discesa al Base Camp per 2-3 giorni di riposo. Un percorso duro, solitario e affascinante, dove ogni metro guadagnato è frutto di forza, esperienza e rispetto per la montagna. Il Panbari si fa sentire, ma il team risponde con determinazione e spirito di squadra.”

Parole che oggi suonano come un commovente addio a due appassionati che avevano fatto della montagna la propria vita.