Tre anni senza Bobo Maroni: Varese ricorda il suo politico più umano

Una serata tra amici e musica riaccende il ricordo del leader leghista, varesino nell’anima e “rockettaro” fino all’ultimo.

Sono già passati tre anni da quel 22 novembre 2022, quando Roberto Maroni se ne andò lasciando un vuoto difficile da colmare nella politica italiana e, soprattutto, nella sua Varese. In questi giorni, il suo nome è tornato sulle bocche e nei pensieri di molti: una memoria che continua a camminare con discrezione, proprio come era lui.

Avvocato di Lozza, riservato e brillante, Maroni è stato una delle colonne della Lega delle origini, accanto a Umberto Bossi. Ministro dell’Interno, ministro del Lavoro, presidente della Regione Lombardia dal 2013 al 2018, segretario federale: una carriera politica tra le più dense della Seconda Repubblica, attraversata sempre da quello stile asciutto e ironico che gli era proprio.

Nel 2013 diede vita ai “Barbari sognanti”, la corrente che voleva riportare il movimento alle sue radici autonomiste e che condensò poi nel libro Il mio Nord. Negli anni successivi continuò a parlarne, spesso con amarezza, altre volte con quella passione civile che non lo aveva mai abbandonato. Nel 2021 aveva tentato anche la corsa a sindaco di Varese, poi abbandonata per ragioni di salute.

Accanto alla politica c’era però un’altra vita: quella della musica. Maroni non era soltanto un leader di partito, ma il tastierista all’Hammond dei Distretto 51, una delle band varesine più popolari degli anni ’80 e ’90. Amava ricordare gli anni a Radio Varese, quando conduceva programmi dedicati ai dialetti e persino al Diario del Che. Negli ultimi anni firmava “I barbari foglianti” su Il Foglio: riflessioni brevi, rapide, spesso taglienti.

Una serata in amicizia, com’era lui

Domenica 16 novembre, alla pizzeria La Motta, si è tenuta la prima iniziativa dell’associazione culturale “Il Bobo”, nata proprio per custodire l’eredità umana e politica di Maroni. Una cena semplice, senza palco né cerimonie: come a lui sarebbe piaciuto. A promuoverla, il presidente Stefano Bruno Galli, amico e collaboratore di lunga data.

In sala erano presenti una sessantina di persone: militanti storici, amministratori, figure di governo e tanti amici. C’erano il ministro Giancarlo Giorgetti, il governatore Attilio Fontana, il capogruppo Massimiliano Romeo, parlamentari come Stefano Candiani, sindaci e consiglieri locali. E poi la moglie Emilia Macchi, il figlio Filippo, il presidente della Rai Roberto Marano e i musicisti dei Distretto 51, compagni di palco e di vita.

Nessun discorso altisonante, ma aneddoti, sorrisi, ricordi. «Abbiamo brindato al nostro Bobo con la musica», ha raccontato uno degli organizzatori. «Perché lui era questo: politica, certo, ma soprattutto amicizia, passione, leggerezza».

Un’eredità che continua

Il ricordo di Maroni resta forte soprattutto in provincia: per molti era il politico che sapeva ascoltare, che telefonava dopo una riunione per chiedere “tutto ok?”, che difendeva l’autonomia senza urlare e senza apparire. Un leader pragmatico ma visionario, e insieme un musicista che si definiva “rockettaro dentro”.

L’associazione “Il Bobo” punta ora a raccoglierne l’eredità con eventi, incontri, dibattiti. Temi chiave saranno quelli che lui stesso aveva sempre al centro: autonomia, legalità, giovani, Europa, cultura. Un modo per far vivere la sua idea di politica: concreta, moderna, e capace di guardare oltre il presente.

Tre anni dopo, Maroni continua a mancare. Ma a Varese — e non solo — continua anche a parlare.