Tre colpi nello stesso negozio Nuova condanna al recidivo

BUSTO ARSIZIO Tre rapine in un anno: condannato ad un anno di reclusione in aggiunta ai quattro già scontati. Ci fu un periodo in cui il negozio “Sedie & Co” di via Magenta, ora chiuso, era diventato meta prediletta per i rapinatori della zona. Tre rapine in un anno: dal 21 febbraio 2007 al 12 febbraio 2008. In due casi la stessa commessa si vide puntare addosso una pistola. Ieri ha raccontato la sua disavventura in aula a Busto: «Si è aperta la porta e mi son trovata una pistola davanti alla faccia. L’uomo mi ha legato le mani dietro alla schiena e mi ha fatto entrare nello sgabuzzino».

Il rapinatore, a volto coperto, si è poi fatto consegnare i soldi in cassa, 30 euro, oltre a cellulare, chiavi della macchina e bancomat della commessa. «Dammi il pin giusto, altrimenti torno e ti ammazzo», poi si è allontanato. Un mese dopo la seconda rapina. «Questa volta è entrato a viso scoperto – ha raccontato la commessa – e si è fatto riconoscere come l’autore della prima rapina. Pistola in mano mi ha detto di stare tranquilla. Che sapevo quello che voleva e che non mi avrebbe fatto del male». Ancora bancomat e cellulare. «Il cellulare è quello dell’altra volta. Lasciamelo, dai» chiede la ragazza. E il rapinatore acconsente, prima di accorgersi della presenza di una telecamera e di fuggire.Infine la terza rapina, il 12 febbraio del 2008. Questa volta la ragazza non era nel negozio, ma vedendo la foto di uno degli arrestati sul giornale, riconosce l’autore delle altre due rapine. Per il terzo episodio il bustocco di 38 anni ha già scontato 4 anni di carcere, ammettendo la rapina eseguita con un coltellino.

Ieri invece l’uomo è stato giudicato per il primo dei tre colpi. Gli inquirenti hanno trovato tracce del suo dna sulla garza usata per legare la commessa. Il pm Nadia Calcaterra ha chiesto 4 anni di condanna. Fiorella Ceriotti, l’avvocato difensore, ha sostenuto la totale estraneità del suo assistito: «Ha subito ammesso la terza rapina, ma ha sempre agito con

un taglierino. E’ estraneo ad un ambiente criminale che gli permetta di possedere o usare una pistola». Subito dopo la rapina la commessa non avrebbe riconosciuto l’imputato. «Ha invece deciso che era lui un anno dopo, vedendo la foto sul giornale». La corte presieduta dal giudice Toni Novik ha riconosciuto la colpevolezza dell’uomo condannandolo però a un solo anno di reclusione.

b.melazzini

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