Tremila fantasmi a Varese Ghostbusters pronti a stanarli

VARESE A Varese ci sono 2.965 “fantasmi”: cittadini che figurano come residenti ma di cui si sono perse le tracce. Il dato emerge dalla lettura dei dati censuari. Nello specifico, i “fantasmi” sono quelle persone che, ancorché residenti a Varese, non si sono censite. Volontà o dimenticanza?Molti di questi fantasmi sono già “ricercati” dall’anagrafe da tempo. Sono in gran parte cittadini che si sono trasferiti altrove senza aver comunicato la variazione al Comune. E che corrono il rischio di essere cancellati per irreperibilità.In questi giorni in Comune è iniziata l’attività di parifica dei dati censuari con l’anagrafe. “Stanare” questi fantasmi costa molto alla collettività. Il Comune sta procedendo nelle verifiche impiegando un dipendente a tempo pieno, un lavoratore socialmente utile e due accertatori incaricati di andare sul territorio per riscontrare la presenza dei fantasmi. Non si tratta dunque di costi vivi, ma di risorse che vengono spostate dei compiti ordinari per essere impiegate come ghostbusters, ovvero per dare la caccia a cittadini “volatilizzatisi”. I fantasmi, al termine dell’attività di verifica, se non si “materializzano” in Comune, perdono la residenza, la possibilità di avere documenti, il diritto di voto. Per i cittadini stranieri, questa cancellazione potrebbe determinare la perdita o, comunque, una difficoltà a esercitare il diritto al riconoscimento della

cittadinanza italiana. «Invitiamo le persone che non si sono censite a recarsi al più presto in Comune per dichiarare il luogo di nuova dimora all’ufficio anagrafe (sportello censimento)» dice Nicoletta Zucchi, la responsabile dei servizi demografici del Comune di Varese. Gli uffici comunali, inoltre, stanno accertando le posizioni di coloro che non si sono censiti per volontà, situazione che potrebbe determinare l’applicazione di una sanzione che va da 206 a oltre duemila euro. La prassi prevede che i residenti che non hanno effettuato il censimento vangano in prima battuta invitati a presentarsi in Comune a mezzo raccomandata. Successivamente cercati a porta a porta. Se non dovessero essere trovati in casa, ma venisse trovata traccia della loro presenza (per esempio il nome sul citofono), l’accertatore lascerà nella cassetta delle lettere un invito a presentarsi in Comune. In mancanza di riscontro, il Comune spedirà un’ultima raccomandata e, passati dieci giorni, procederà alla cancellazione per irreperibilità.Coloro che non verranno rintracciati nonostante le attività di verifica non dovranno pagare multe, ma verranno letteralmente cancellati dall’anagrafe, perdendo in questo modo, assieme alla residenza, anche tutti i diritti di cittadino. A quel punto, ottenere nuovamente i vecchi diritti diventerà una vera e propria impresa. E la perdita di tempo potrebbe non essere indifferente.

s.bartolini

© riproduzione riservata