«Treni svizzeri? Sì, ma a questi patti»

Corridoio ferroviario di Luino, si entra nella fase operativa: entro settembre, gli enti locali definiranno le priorità indispensabili per accettare il potenziamento della linea tra Bellinzona e Gallarate. «A quel punto Rfi dovrà reperire i fondi per realizzare le opere. Ma è una situazione non negoziabile» fa sapere il commissario straordinario della Provincia di Varese .

Il tavolo di lavoro istituito a Villa Recalcati, tra Provincia, Regione Lombardia (con la supervisione della presidente della commissione “italo-svizzera” Francesca Brianza) e i Comuni toccati dalla linea ferroviaria, è entrato nella fase operativa.

Dopo la prima definizione, lo scorso mese di maggio, del lungo elenco di esigenze da parte di ciascun Comune (a partire dal nodo dei 34 passaggi a livello ancora attivi tra Maccagno e Gallarate).

Il tavolo si è incontrato con Rfi, la società del gruppo Ferrovie dello Stato che curerà i lavori di potenziamento del corridoio ferroviario (finanziati con 120 milioni di euro dalla Confederazione Elvetica). Ora il lavoro «è entrato nella fase operativa», rivela Dario Galli. «Si entra nel dettaglio delle singole opere da realizzare, per arrivare indicativamente a settembre con in mano un elenco che definisce le priorità indispensabili per il territorio, da sottoporre a Rfi».

Il tavolo di lavoro dovrà quindi mettere a punto una proposta di un pacchetto di opere: in primis l’eliminazione dei passaggi a livello, su cui la linea prevalente è quella di realizzare degli attraversamenti sopraelevati per non impattare eccessivamente sul traffico stradale, ma anche gli interventi per attutire le vibrazioni e il rumore.

Saranno le opere ritenute essenziali per poter accettare il potenziamento del traffico ferroviario previsto dal 2017, in seguito all’apertura della galleria di base del Gottardo Quando la tratta Luino-Laveno passerà in media da 59 treni a 87 treni al giorno, la Laveno-Gallarate da 28 a 39, la Laveno-Sesto Calende da 31 a 48.

Allo stato attuale però gli interventi previsti e finanziati per l’adeguamento della ferrovia riguardano unicamente, per quanto attiene ai soldi italiani stanziati nel decreto del Fare, il prolungamento del modulo a 700 metri e gli interventi strutturali nelle stazioni di incrocio di Luino, Laveno e Ispra, mentre con i soldi della Confederazione si effettuerà la modifica del piano del ferro e della sagoma delle gallerie in modo tale da far passare i semirimorchi da quattro metri.

«In un primo momento ci è stato detto che non erano previsti fondi per le opere accessorie, ma in quel caso non avremmo nemmeno accettato che venissero eseguiti i lavori di potenziamento – sottolinea il commissario Galli – ora, visto che è interesse delle Ferrovie dello Stato accogliere più treni merci lungo la linea di Luino, starà a loro reperire i finanziamenti per la realizzazione delle opere accessorie. Per noi è una situazione non negoziabile, visto che non possiamo bloccare la vita di intere comunità per poter raddoppiare il traffico ferroviario».

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