Trent’anni al varesino che uccise la moglie

Marco Quarta, imprenditore, nel 2015 massacrò Carmela Morlino davanti ai due figli a Zivignano. Poi la fuga. Pesantissima la condanna in primo grado: la sentenza è stata pronunciata dal gup di Trento

– Uccise la moglie a coltellate: condannato a 30 anni in primo grado, imprenditore varesino di 40 anni, che il 12 marzo 2015 massacrò a Zivignano (Trento) la moglie , 36 anni, davanti ai due figli.
La sentenza pronunciata dal Gup di Trentocon rito abbreviato è diventata un caso in Trentino: quella inflitta a Quarta è la condanna più alta mai pronunciata per omicidio a livello regionale, seconda soltanto a quella pronunciata nei confronti di , condannato all’ergastolo per il duplice omicidio commesso a Calisio nel dicembre del 1994. Quarta era accusato di omicidio volontario pluriaggravato dalla premeditazione.

L’uomo, dopo aver aggredito e ucciso la moglie davanti a due figli di 4 e 7 anni fu protagonista di una lunga fuga durata una settimana. I carabinieri lo arrestarono a Rovigo il 19 marzo 2015 all’uscita del centro commerciale La Fattotia. La sua Dacia Duster marrone era diventata l’auto più ricercata d’Italia: oltre 300 uomini, appartenenti a tutte le forze di polizia, lo hanno cercato per una settimana. Arrivando anche in via Chiesa, davanti ai Frati,

a Varese dove da 40 anni vivono i genitori dell’uomo, il padre ex finanziere la madre ex insegnante. Al momento dell’arresto la madre, in lacrime disse soltanto: «Sono solo contenta che sia vivo». Da quel momento la famiglia Quarta si è chiusa nel silenzio più assoluto.
Il fatto sanguinoso aveva profondamente scosso Varese: dai compagni del Daverio agli amici con i quali frequentava l’oratorio vicino a casa. C’era il timore, durante quella lunghissima settimana, che il quarantenne agente immobiliare che non voleva lasciare andare la moglie dalla quale era di fatto separato, potesse cercare di togliersi la vita. Quarta, secondo la ricostruzione degli inquirenti, aveva atteso la ex moglie davanti al maso che sino a qualche mese prima era la loro casa.
Con lui aveva il coltello (acquistato pochi giorni prima) che ha utilizzato per massacrare la ex moglie che lo aveva già denunciato per maltrattamenti sia contro di lei che contro i figli.
L’uomo ha infierito sulla ex con una violenza inaudita sotto gli occhi dei due bambini che, terrorizzati, sono fuggiti gridando aiuto dai vicini di casa. Quarta a quel punto si è allontanato coperto dal sangue della donna dalla quale era evidentemente ossessionato. Pare che temesse di non poter più vedere i figli a separazione avvenuta e che fosse ossessionato dalla gelosia nei confronti della ex compagna. I pm trentini non hanno avuto dubbi: quello non fu un delitto d’impeto, fu un omicidio premeditato.
A Quarta, oltre alla premeditazione, furono contestate anche le aggravanti di aver agito con crudeltà con le ulteriori aggravanti del vincolo coniugale e davanti a due minori. Il quarantenne si era difeso dicendo di non aver mai voluto uccidere la moglie.
Che erano state delle voci che gli gridavano nella testa ad ordinargli di farlo.

A quel punto la difesa aveva tentato la carta dell’infermità mentale ma il Gup ha rigettato all’istante la richiesta di una perizia psichiatrica sull’imputato. I genitori della ragazza, che nel frattempo hanno portato i nipoti a Foggia, in Puglia, si sono costituiti parte civile in sede di udienza preliminare.
Dopo la condanna hanno brevemente commentato: «Una sentenza che ci fa sentire meno soli, ma nostra figlia non ci verrà restituita».
Quarta intanto ha risarcito i suoi due bambini: a loro è stata destinata la proprietà della totalità dei beni dell’uomo. Un tentativo forse di alleggerire la sua posizione. È imminente il ricorso in appello.