Volti segnati e nessun pezzo di carta definitivo firmato dai leader, se non una dichiarazione di sostegno alle parti in conflitto perchè proseguano sulla strada dei negoziati. Ma qualche speranza in più, dopo una notte sfiancante di colloqui a Minsk c’è. «Non ci facciamo illusioni», ha detto Angela Merkel. «Un sacco di lavoro deve ancora essere fatto. Ma c’è una reale possibilità di migliorare la situazione», ha aggiunto sottolineando poi che comunque c’è accordo sul cessate il fuoco da domenica 15 febbraio.
I punti delicati, in base alle dichiarazioni di Vladimir Putin al termine dei negoziati durati oltre 15 ore, sarebbero tre. In primis la situazione a Debaltsevo, città situata in una tasca del controllo ucraino, che è caduta sotto i bombardamenti dei separatisti come parte di un’offensiva su più fronti, anche volta a catturare territorio intorno all’aeroporto di Donetsk e alla città portuale di Mariupol, possibile passaggio di terra verso la Crimea annessa.
I separatisti hanno chiesto un ritiro delle truppe di Kiev da Debaltsevo, ma Petro Poroshenko non vuole neppure sentirne parlare. Le difficoltà, secondo Putin sono derivate poi dal fatto che il capo di stato ucraino non intendeva parlare direttamente con i rappresentanti dei ribelli filorussi. Inoltre un altro problema è lo status del Donbass e in particolare delle due repubbliche ribelli autoproclamate, Lugansk e Donetsk. Sulla questione Kiev ha letteralmente respinto la proposta avanzata dalla Russia.
Il gruppo dei 4 leader ha avuto notevoli difficoltà nel mantenere la serenità nei negoziati. Per ben due volte Poroshenko ha abbandonato la sala dedicata al Palazzo dell’Indipendenza di Minsk per poi rientrare. La seconda volta ha sbottato: «le condizioni dei russi sono inaccettabili». Un dato di fatto è però, che per quanto la missione di un accordo fosse davvero impossibile, il lavoro parallelo a Merkel-Hollande-Putin-Poroshenko del gruppo di contatto ha perlomeno garantito un risultato minimo.
Nel documento siglato dalle parti del gruppo di contatto è previsto il ritiro delle armi pesanti nel Donbass, che deve iniziare entro e non oltre il secondo giorno dopo il cessate il fuoco ed essere completato entro 14 giorni. Il documento prevede per il ritiro eguale da entrambi i lati delle armi pesanti su una pari distanza, al fine di creare una zona di sicurezza.
Secondo Hollande, «questo testo che è stato firmato dal gruppo di contatto copre tutti i problemi: decentramento, controllo delle frontiere (con la Russia, ndr) e ritiro delle armi pesanti». Hollande ha sottolineato l’accordo globale sul cessate il fuoco e una soluzione politica della crisi in Ucraina. E questa per lui è un sollievo per l’Europa e una speranza per l’Ucraina. Il leader francese ha anche ringraziato Putin per aver accolto la richiesta di fare pressioni sui separatisti, che a loro volta, entrando a far parte in causa, hanno gridato vittoria. Putin ha annotato che durante i colloqui è stato raggiunto il consenso per portare esperti militari nell’Est Ucraina per valutare la situazione nella zona di conflitto. Una soluzione politica duratura nel Donbass implica, in particolare, la riforma costituzionale che tenga conto dei diritti legittimi dei popoli della regione, ha detto Putin, commentando l’accordo. Su tali questioni la strada è ancora lunga, ma per dirla con Merkel, da oggi c’è «un raggio di speranza» in più.