Tumore alla prostata, a Varese eccezionale doppio intervento con protesi nel pene

L'operazione su un paziente di 62 anni all'Asst Sette Laghi ospedale di Circolo e Fondazione Macchi. Di cosa si tratta e perché è così importante

VARESE – Un doppio intervento chirurgico da primato con l’aiuto del robot: tolta la prostata per un tumore ed impiantata nella stessa seduta operatoria una protesi peniena infrapubica per garantire al paziente una qualità di vita sessuale dopo prostatectomia radicale. La doppia operazione è avvenuta all’Asst Sette Laghi ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese. Ad effettuare l’eccezionale intervento il primario della Uoc di Urologia Federico Dehò con i colleghi Paolo Capogrosso e Gabriele Antonini.

Il paziente di 62 anni sta bene ed è stato dimesso in ottime condizioni fisiche. “Il tumore alla prostata – ha spiegato Dehò, rappresenta oggi la prima malattia oncologica dell’uomo. Grazie allo screening e alla tecnologia a nostra disposizione si riesce ad effettuare una diagnosi sempre più precoce e a curare questa condizione morbosa”. “La possibilità di effettuare un intervento robot assistito ci permette di tutelare e risparmiare più possibile le strutture anatomiche ma purtroppo la funzione erettile spesso viene irrimediabilmente compromessa quando per ragioni oncologiche non si possono risparmiare i nervi -ha aggiunto Dehò – Gli effetti collaterali sono in una piccola percentuale incontinenza urinaria ed in una molto più alta l’impotenza sessuale e possono alterare in modo irreversibile la qualità di vita sociale e di coppia dei nostri pazienti. Inoltre dopo l’intervento chirurgico, a causa della ipossigenazione dei corpi cavernosi, il pene comincia un processo di retrazione e di accorciamento in lunghezza di circa 0,5 cm l’anno. Proprio per questo motivo – spiega – abbiamo ideato un protocollo per pazienti selezionati con una malattia di alto grado o con deficit erettile preesistente che permette di associare la procedura robotica all’impianto della protesi peniena per tutelare e garantire l’attività erettile e soprattutto impedire l’accorciamento del pene”.

“La protesi peniena – interviene Antonini – è un dispositivo endocavernoso costituito da due cilindri gonfiabili che vengono inseriti nei due cilindri naturali del pene i corpi cavernosi.Permette di ottenere un’erezione di consistenza e aspetto non distinguibile da un’erezione naturale e di avere una rigidità peniena solo durante l’attività sessuale consentendo di nascondere l’erezione negli altri momenti della vita di relazione. Effettuiamo una incisione infrapubica alla base del pene di appena 2 cm in circa quindici minuti. Praticamente un piccolo accesso laparoscopico che associato alla mini-invasività del robot – avverte il chirurgo – permette al paziente un recupero fisico rapidissimo. Siamo l’unico centro in Europa ad effettuarlo e permettiamo a due settimane di distanza di riprendere l’attività sessuale con un risultato estetico e funzionale eccellente. L’intervento non comporta alcun danneggiamento del sistema nervoso, lascia invariata la sensibilità del pene ed è completamente invisibile dall’esterno”. “Ad oggi questa chirurgia protesica non è compresa nei Lea (Livelli essenziali di Assistenza) e dopo l’asportazione della prostata l’uomo ha a disposizione solo pillole e punture che non sempre consentono un ritorno ad una vita sessuale normale. Come la donna che va incontro ad una mastectomia per un tumore impianta contestualmente una protesi mammaria, così l’uomo che viene operato per tumore alla prostata dovrebbe avere la possibilità di impiantare ove richiesto o necessario una protesi per l’erezione”, conclude.

(Fonte: Adnkronos Salute)