Avviso ai naviganti: il presente articolo contiene pericoloso materiale nostalgico. A partire da un flashback che riporta dritto alle semifinali del 2013. Siamo a Masnago, Varese attacca, tiro di Polonara che scheggia appena il ferro, rimbalzo sicuro nelle mani di Ress. Sicuro? Non proprio: nei paraggi c’è Mike Green. Il nostro gli ruba palla, ma si viene a trovare spalle a canestro, contro un lungo, praticamente in un vicolo cieco. La decisione è fulminea: il play di Philadelphia, di schiena com’è rispetto al resto del gioco, alza una palla perfetta che sorvola il cesto e finisce dritta nelle mani di Bryant Dunston, già in salto e pronto per schiacciarla nel canestro. Apoteosi al Palawhirlpool, una delle tante di quella annata.
Quei due si trovavano così, senza fili, con la sola telepatia dettata dalla classe. Erano lo zenit e il nadir degli Indimenticabili, passato che oggi ritornerà nell’abbraccio a Mike, per la prima volta da avversario in quello che fu anche il suo Tempio. Gli appassionati di basket cittadini ritroveranno il direttore della filarmonica Cimberio che suonò una sola stagione, abbastanza per entrare nel cuore e restarci, pur senza alzare nemmeno la Coppa del Nonno (altro che la Fiba Europe Cup…).
Ritroveranno un giocatore che a questi lidi è stato sinonimo di sicurezza, affidabilità, indiscutibile leadership, talento cristallino a servizio di un sogno. Tiratore? No, quando contava – però – li segnava tutti. Alto e grosso? Nemmeno, ma per essere un playmaker prendeva caterve di rimbalzi e tutti i suoi avversari diretti venivano violentati da lui in post basso, diventato una chiave dell’attacco di Vitucci. Con il coach del sestiere Cannaregio Green aveva firmato un patto di fedeltà («Io ti lascio libero, tu mi porti in alto»), sciolto al penultimo scalino dal fato e da sporcizia che con il basket avrebbe dovuto centrare poco. «”Pompa” troppo la palla»… Vero, ma non facevi in tempo a pensarlo che il Molten con relative scanalature era già arrivato a un compagno: perfetto, pulito, intuitivo, solo da mettere dentro.
Questo pomeriggio il più forte regista passato da Varese dai tempi di Giammarco Pozzecco sbarcherà alla guida della Reyer Venezia, squadra di cui sta diventando leader a poco a poco, dopo un inizio molto complesso. Laguna e Sacro Monte sono agli antipodi: con Goss la convivenza è stata una gatta da pelare, anche per un maestro della libertà tecnica come Recalcati (che infatti ci ha rimesso il posto).
Ora Mike sembra aver ripreso ritmo, fiducia, capacità di incidere oltre le cifre (comunque tornate discrete). In una Varese-Venezia fondamentale per la classifica sarà un piacere celebrarlo con la più sentita delle standing ovation, così come ammirare il suo duello con Chris Wright, uno che sulle assi di legno pitturate ha i crismi per guardarlo degnamente negli occhi.