A Natale si è tutti più buoni, maggiormente disposti al perdono, al riavvicinamento? È indubbio che, al di là del consumismo e della frenesia di questo periodo, ripescare nella memoria il senso dell’attesa e della gioia che nei nostri primi anni di vita ha generalmente portato con sé l’avvento, ci porti a sentire qualcosa di magico nell’aria.
Ci resta l’idea che Natale significhi nascita di qualcosa, attesa non delusa, dono senza richiesta di qualcosa indietro, ricchezza di sentimenti. Il Natale genera anche l’attesa che ai “buoni” tocchi la realizzazione dei desideri più profondi e lasci soli i “cattivi”. La nostra società in realtà fatica a stare nel desiderio, non riesce a coltivarlo, non si focalizza più su qualcosa se non sente di poterlo ottenere subito, per poi passare velocemente ad altro.
Questo mese di dicembre ci impone invece, soprattutto per chi ha figli, di recuperare quella dimensione spazio-temporale nella quale la preparazione di un evento è di gran lunga superiore alla durata dell’evento stesso. Ci costa fatica, eppure continuiamo a farlo, perché quando poi arriva il momento (amato e odiato) ci rendiamo conto che nulla varrebbe quel pranzo, quella messa, quell’arrivo di Babbo Natale, se prima non ci fosse stata tutta la sua lenta preparazione. Certo che poi passa in fretta. Un attimo e tutto finisce. Per alcuni con sollievo, per altri con tristezza e delusione.
Non so se a Natale si perdoni di più, ma so che l’assenza di una persona cara porta a sentirne la mancanza più che in altri momenti dell’anno, per il bisogno di ritualità che abbiamo nella nostra vita. E so che genera una mancanza che lascia spazio alla malinconia e al ripensare ai momenti migliori piuttosto che a quelli peggiori trascorsi al suo fianco. E, dove possibile, forse ci porta a riavvicinarci, con un dono, un pensiero. Potrebbe restare una magia del Natale, e finire lì. Potrebbe essere perdono, riavvicinamento reale, e durare nel tempo.
Il Natale crea l’occasione, forse ci dona lo spirito per fare quel passo che altrimenti non avremmo fatto. Il resto dipende da noi, e da noi soltanto.
Dott.ssa Paola Pugina
www.psicoterapeuta-pugina.it