Tutto il Varese di Castori “Giulio Ebagua? Ci penso io”

VARESE – Fabrizio Castori produce capolavori verbali soprappensiero. E’ intelligenza elettrica, simpatia straripante arricchita dalla parlata marchigiana, è dolcezza di marito, padre e nonno: nuoce gravemente alla tristezza, peccato la forma scritta renda un decimo.

Mister, buongiorno, è il giornale La Provincia: ha un attimo?
Non so, è che sono in aria, domani si sposa mia figlia Alice! Cerimonia al pomeriggio tardo e poi cena… ma il rinfresco lo facciamo prima qui a casa nostra: 190 invitati. Con Paola, mia moglie, stiamo allestendo il giardino.

Ci crede se le diciamo che è un motivo della telefonata? Di Alice avevamo conversato con Paola allo stadio, dopo la sua presentazione.
Massì, allora va bene. Sono orgogliosissimo. Alice ha tre lauree, lo sapete? E’ musicista classica di professione. Ha 29 anni e sposa Simone di 31: lui fa altro nella vita, ma per hobby canta. Vanno a vivere qui in zona a Pollenza, provincia di Macerata.

E’ già nonno, giusto?
E ti credo, abbiamo avuto i figli a 20 anni: Silvia ne ha 37, il nipotino è suo, poi Marco di 35 e Alice che è l’ultima.

Come si chiama il nipote?
Luca, di 15 mesi.

E’ un nonno feroce, come fosse in panchina?
Dai! Luca lo vizio: se non lo fa il nonno, chi? Adesso ha un pallone nuovo, comprato io: gli piace calciare, corre bene, calcia bene, ma a quale bambino non piace?

In effetti. Attenzione, matrimonio serale significa sovrapposizione con Italia-Germania.
E’ un agriturismo, stiamo all’aperto e abbiamo fatto mettere un maxischermo. Vale il libero arbitrio, un occhio al piatto e uno alla partita.

Chi vince?
Noi ai rigori. L’attacco non è una nostra grande risorsa, quindi 0-0 o 1-1 e… la fortuna ci assisterà.

Chi farebbe giocare davanti?
Di Natale, è l’unico che può fare gol.

Ha scelto casa a Varese?
Ho visto una in centro, è di Claiton Dos Santos mi hanno detto, quello che giocava da voi.

Restiamo in città, ma andiamo al calcio: l’hanno segnalata non molto felice delle amichevoli ereditate. Tutte presto e con squadre forti.
Perché il rischio di infortuni esiste, dopo quattro giorni la gamba non è pronta. Se giochi con i dilettanti, va bene che non serve a niente, ma è utile a prendere le misure. Per carità, così avremo subito test attendibili, che va anche benissimo dall’altro verso, però so già che saranno quelle partite dove nessuno vuole perdere.

Molto castoriano, non trova?
Capitemi!

Ulteriore aspetto castoriano: la sfida di integrare Ebagua se restasse, cancellando le storie tese del passato.
Non sono abituato a guardare indietro: azzero tutto, non mi devo fare condizionare da quello che può essere successo, anzi non lo voglio neppure sapere. Compresi eventuali suoi problemi, a meno che non siano insormontabili: Ebagua è uno forte, un attaccante del genere farebbe comodo.

Concetto tabula rasa?
Dal 14 di luglio inizio a capire e valutare, da lì in avanti chi merita avrà. Montemurro e Milanese non avevano e, nei limiti del possibile, non hanno l’intenzione di smantellare il telaio: se sarà avremo un piccolo vantaggio, partire affiatati e con basi note consente di anticipare i tempi.

Vengono accostano al Varese De Feudis e Cristiano, con cui ha lavorato ad Ascoli: sue idee?
Mie proposte. Con la società ci si confronta sul mercato, la linea è appunto quella di mantenere l’organico, ma se qualcuno va sostituito un allenatore deve avere pronte altre carte.

Partiamo da Giuseppe De Feudis.
Non è un Kurtic, è un intenditore bravo a rubare palloni. Ma non li spreca, è ordinato, è uno con i tempi del gioco dentro. Per capire il genere: non è un Pirlo ma nemmeno un Gattuso.

Andrea Cristiano?
Somiglia a Nadarevic, mancino, accelerazioni fulminee: ha quel genere di colpi. E’ un’ala che non sa difendere, infatti lo puoi indietreggiare a terzino solo se devi recuperare o sbloccare per forza il risultato. E può stare anche a destra.

Sarebbe adatto al suo disegno tattico.
Le ali le mangio, le stronco, le sfrutto, con me sono quelli che spendono di più.

Che regalo avete fatto ad Alice?
Non sono elencabili tutti, sono troppi.

Samuele Giardina

a.confalonieri

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