JERAGO CON ORAGO Chissà che cosa deve essergli passato per la testa, quando d’impeto è risalito sulla sua macchina, ha acceso il motore, innescato la marcia, e di fronte agli esterrefatti agenti della polizia stradale – che avevano appena terminato di registrare i suoi dati e si apprestavano a sospendergli la patente per guida in stato di ebbrezza – ha sgommato ed ha imboccato la corsia nord, verso Varese per fare ritorno a casa sua, a Jerago con Orago, dove vive con mamma e papà.
E chissà che cosa devono avere pensato i poliziotti: non capita di frequente infatti che una persona sottoposta a controlli si dia alla fuga. Quando succede, è quasi sempre per qualcosa di grave. Non così questa volta, per fortuna. Una reazione impulsiva, quella del giovane, dettata forse dalla paura di una multa salata, e dalla sua condizione psicofisica non perfetta: aveva appena soffiato nei boccagli dell’alcoltest, e i risultati erano stati negativi: 0,72 il primo esito, 0,75 il secondo. Guidava insomma ubriaco, ben oltre il limite di legge di 0,5 imposto dal codice della strada.
Non ne aveva tantissimo di alcol in corpo, ma abbastanza per impedirgli di guidare. Entro comunque i limiti di 0,8, oltre i quali le sanzioni si fanno ben più severe. Era stato fermato alla barriera nord di Milano, pochi minuti prima delle 5 di ieri mattina: un controllo normale, nell’ottica di prevenire incidenti sulle strade, e di reprimere l’abuso di sostanze alcoliche, costume così diffuso purtroppo tra i giovani nelle serate del fine settimana.
Una fuga inutile, quella del giovane fermato, perché gli agenti erano in possesso di tutti i suoi dati: al punto che la Polstrada ha chiamato a casa i genitori, mentre la pattuglia si è messa all’inseguimento in autostrada. È stato raggiunto proprio a Jerago: è stato denunciato, oltre che per la guida in stato di ebbrezza, per non essersi fermato all’alt della pattuglia. Un’aggravante che, a mente lucida, poteva risparmiarsi.
f.tonghini
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