Uccisi da terroristi e mafia Busto ricorda i magistrati

«Nessuno nasce per essere eroe». Al monumento di largo Giardino il ricordo dei magistrati vittime del terrorismo e delle organizzazioni criminali si trasforma in un monito che guarda al presente, in particolare alla figura del giudice Nino Di Matteo, sotto attacco da parte del clan del boss mafioso Totò Riina.

Stamattina alle 12.30 si è tenuta la consueta cerimonia in memoria dei magistrati uccisi nel compimento del loro dovere, che sono ricordati uno per uno nella lapide in pietra che l’ex consigliere comunale Audio Porfidio ha donato alla città nell’aiuola di largo Giardino, di fronte al palazzo della Procura.

La cerimonia si è svolta alla presenza del neo-presidente del tribunale Edoardo D’Avossa, del presidente in uscita della sezione penale Adet Toni Novik, del sostituto procuratore Maria Cristina Ria e del presidente del consiglio comunale Diego Cornacchia, insieme ad avvocati, forze dell’ordine, rappresentanti dell’associazionismo e cittadini comuni, tutti uniti per non dimenticare chi ha dato la vita per la giustizia.

Intanto il leader della Voce della Città Audio Porfidio, che ha organizzato come ogni anno la toccante cerimonia, torna sul caso del “cubo” di piazza Garibaldi, messo sotto accusa dal Pdl che ne ha chiesto la rimozione «il più presto possibile», perché sarebbe «senza autorizzazione» secondo il capogruppo Franco Castiglioni e gli altri consiglieri azzurri firmatari della mozione.

«Non è vero che il monumento non è stato autorizzato – spiega Porfidio – prima di installarlo sull’aiuola ho dovuto consegnare una serie di moduli e documenti agli uffici comunali. Non è possibile sostenere che non ci sia un’autorizzazione specifica. Oltretutto il giorno dell’inaugurazione, alla quale era stato invitato ufficialmente anche il sindaco, avevo ottenuto dal comune l’autorizzazione alla chiusura della strada per la cerimonia».

Busto Arsizio

© riproduzione riservata