Potrebbe essere un impatto contro la collina la causa dell’incidente del velivolo ultraleggero, un Pioneer 300, che è caduto ieri a Zola Predosa (in provincia di Bologna) e i cui resti sono stati trovati nel tardo pomeriggio.
Il volo era partito ieri mattina dall’aviosuperficie di Picchio Arena Ticino (in provincia di Novara): a bordo c’erano due uomini, i cui corpi sono stati trovati carbonizzati. È questa l’ipotesi sulla quale sta lavorando la sezione investigazione scientifica dei carabinieri che, con la collaborazione dei vigili del fuoco e sotto il coordinamento del pm Augusto Borghini, sta facendo i rilievi.
La coda del velivolo è stata trovata, infatti, in un’area più alta rispetto agli altri resti. Questo lascerebbe supporre un impatto.
I due occupanti avrebbero tentato un atterraggio d’emergenza, aprendo il paracadute dell’aereo. Manovra che, però, non è andata a buon fine: il velivolo, infatti, ha preso fuoco, carbonizzando i corpi e buona parte dell’aereo. È caduto in una zona di montagna, particolarmente impervia, cosa che ha reso difficili i soccorsi: il recupero dei due corpi è in corso, nei prossimi giorni saranno sottoposti all’autopsia.
I pezzi dell’aereo, invece, saranno recuperati domani.
Con ogni probabilità l’incidente è avvenuto ieri: i resti sono stati avvistati nel pomeriggio da un gruppo di cacciatori che stavano facendo un sopralluogo in vista di una battuta organizzata per domani. Qualche ora prima era stata denunciata la scomparsa del velivolo, che però non ha la scatola nera e, a quanto si è appreso, nemmeno un dispositivo gps.
Il Pioneer 300 era partito ieri mattina dall’aviosuperficie del novarese. A bordo c’erano un uomo di 61 anni, residente nella provincia di Novara, e uno di 62 anni, residente a Gallarate.Le indagini si stanno concentrando, in particolare, sulla proprietà dell’aereo: se i due occupanti, cioè, fossero i proprietari o se l’avessero noleggiato.
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